20091130 12:20:00 redazione-IT
FRASCATI aiseEminotizie – Una Regione dal volto nuovo che intervenga in toto nel mondo migratorio attraverso diversi suoi assessorati, con quello delegato all’emigrazione a fare da coordinatore dei diverse contributi. È il Lazio che immagina Luigina Di Liegro, assessore regionale con la delega all’emigrazione, che questo pomeriggio è intervenuta alla V Conferenza dei Laziali nel Mondo, iniziata questa mattina a Frascati, dove continuerà anche domani per poi concludersi, domenica 29, a Roma nel Museo dell’Emigrazione.
Dopo i saluti di rito, la Di Liegro ha definito la conferenza "una importante occasione di confronto" e i delegati "un patrimonio di vissuti personali e di saperi da riconoscere nella loro specificità ed originalità".
"Questo patrimonio – ha aggiunto – è da valorizzare nell’interesse della nostra regione e per ciò che esso significa in termini di relazioni sociali, culturali, economiche, con il mondo. Questi tre giorni di lavoro sono l’ultima tappa di un percorso definito insieme alla Consulta Regionale dell’Emigrazione laziale, che ho potuto seguire direttamente nella sua ultima parte, incontrando le vostre delegazioni europee e australiane e una nutrita rappresentanza di anziani proveniente dall’America Latina.
Ho già avuto modo di ricordare, e mi piace ripeterlo anche oggi, che queste occasioni di incontro con voi, mi hanno consentito di tornare a confrontarmi con un mondo di cui ho fatto parte e con il quale ho condiviso un’esperienza migratoria fatta di sacrifici e di difficoltà, ma anche di opportunità e di aperture".
Se il riconoscimento del voto all’estero aveva aperto a numerose aspettative, è anche vero che molte, troppe "sono le questioni ancora aperte". Questo perchè, ha sostenuto l’assessore, "dopo dell’introduzione del voto all’estero non abbiamo visto seguire una coerente azione di valorizzazione delle nostre collettività. Diritti e rivendicazioni antiche, come quelle legate alla lingua e alla cultura italiana, alla formazione, alla condizione degli anziani, al coinvolgimento delle nuove generazioni, sono ancora problemi, in buona parte, irrisolti. Sono anche aperte le questioni legate al sostegno all’associazionismo di emigrazione, un migliore funzionamento degli organismi di rappresentanza (COMITES E CGIE) e all’ammodernamento dei servizi consolari. Tutte cose, rispetto alle quali si registrano, in questo momento, scelte riduttive o a volte liquidatorie. Pur comprendendo l’esigenza di una razionalizzazione, io credo che ciò non debba implicare la penalizzazione dei cittadini emigrati. E penso – ha ribadito – che non convenga a nessuno sottovalutare le grandi opportunità derivanti dalla presenza nel mondo di oltre 4 milioni di connazionali e di oltre 60 milioni di oriundi. Siamo l’unico paese al mondo con una presenza umana, di storie, di relazioni, così numerose e cosi articolate e diffuse. In molti ci invidiano questa originalità che, nel mondo globalizzato, diventa un oggettivo punto di forza per lo sviluppo di approcci multilaterali, cooperativi, solidali, che costituiscono l’orizzonte geopolitico del nostro futuro".
"Se questa è la cifra con cui interpretiamo l’attualità – ha commentato – è chiaro che l’investimento da operare verso le comunità italiane all’estero è da riprogettare nella sua dimensione e varietà. Sono da riformulare gli obiettivi da perseguire, le metodologie e ai mezzi da mettere in campo. Penso quindi che sia legittimo svolgere i lavori di questa nostra conferenza in una chiave analitica riflessiva e critica. Tenendo presente che quello che possiamo attuare a livello regionale, seppure è da intendersi in termini sussidiari rispetto all’azione del Governo centrale, costituisce occasione importante di innovazione, di orientamento per le politiche future".
La Di Liegro ha quindi ricordato che "dagli anni ’70 in poi, le Regioni hanno sopperito ad una sostanziale latitanza ed amnesia dei diversi governi che si sono succeduti, riuscendo a mantenere vivi legami che, altrimenti, avremmo visto evaporare definitivamente". Quanto all’oggi, "l’Italia sta attraversando un momento storico delicato", tra cui la questione-immigrazione: "tra i diversi fronti c’è quello di cosa fare rispetto alla presenza di circa 4 milioni di immigrati alla ricerca di occasioni migliori di vita, talvolta in fuga da situazioni disperate di guerra o di povertà estrema. Io penso che il più grande paese di emigranti della storia contemporanea, l’Italia, deve far tesoro della secolare esperienza acquisita durante il nostro percorso migratorio. L’Italia – ha sottolineato con forza – deve garantire un’accoglienza dignitosa e civile a questi lavoratori e a queste persone che costituiscono per noi un fondamentale bacino di operosità in molti settori produttivi".
Fondamentale, in questo senso, apprendere dai paesi che prima del nostro hanno affrontato il fenomeno migratorio: "dall’Australia o dal Canada – ha citato l’assessore – possiamo recepire la grande esperienza del multiculturalismo, sul quale si sono costruite negli ultimi 30 anni, le politiche di integrazione delle diverse collettività migranti, tra cui milioni di italiani. Altrettanto significativa è l’esperienza di accoglienza offerta ai nostri emigrati da tanti paesi latino-americani o dagli Stati Uniti d’America, dalla Francia o dai paesi scandinavi. Queste esperienze ci dicono che, dove vengono rispettate le diverse identità culturali e dove si attua una concezione della cittadinanza aperta e inclusiva, i flussi migratori si trasformano da problema a grande opportunità di sviluppo e di crescita per tutti. Ciò è dimostrato dagli indici di integrazione dei giovani delle nostre ultime generazioni di emigrati: essi sono direttamente proporzionali al livello di apertura delle società di accoglienza".
"Tra i doni che possono arrivarci dalla nostra emigrazione – ha continuato – vi è quella di ricordare la nostra storia e, insieme, di recepire il meglio delle esperienze di governance dei processi migratori sperimentate in altri paesi. Il mondo degli italiani all’estero e certamente dei laziali è fatto di grande capacità di lavoro, di genialità, di operosità, apprezzato ovunque. Dal dopoguerra fino agli ultimi decenni del secolo scorso, i nipoti dei primi emigrati sono riusciti, in ogni paese, a raggiungere livelli di riconoscimento e di successo in campo sociale, culturale, imprenditoriale fino a quello politico e parlamentare. Sono cose conosciute. È quindi strano – ha osservato l’assessore – che a fronte di questi successi, si registri un così forte ritardo nella definizione di una progettualità istituzionale adeguata. Cioè di politiche attive che consentano di ottimizzare le sinergie tra il nostro paese e questa grande e diffusa realtà. Il nostro impegno regionale deve essere mirato alla definizione di un quadro di interventi che sia in grado di superare questo gap".
Ma se è vero che occorre "superare definitivamente la visione di comunità emigrate intese come recettori di politiche assistenziali" lo è anche che si deve "formulare una proposta in cui ogni intervento messo in campo venga visto e progettato come un investimento sul futuro delle relazioni globali tra la nostra Regione e i paesi ove sono presenti le nostre comunità. La questione dei diritti ancora aperti che citavo all’inizio, va cioè rafforzata e conciliata con le opportunità che derivano dal loro riconoscimento. Abbiamo a che fare con comunità sempre più multiculturali. La stratificazione sociale dell’emigrazione è cambiata radicalmente, e le figure sociali di cui essa è composta non sono più solo quelle della prima emigrazione. In ogni paese, i giovani delle più recenti generazioni parlano la lingua del paese ospitante, ne hanno frequentato le sue scuole ed università, hanno formato famiglie miste e sono cittadini di quei Paesi. Tuttavia, c’è un bisogno crescente di conoscere le proprie radici parentali e culturali e storiche. Spesso accade che, dopo un periodo in cui ha prevalso l’assimilazione, questa ansia di comprendere da dove si viene, torna ad essere un elemento di riflessione individuale e collettiva. C’è bisogno di agganciarci, nelle nostre politiche, a questo sentimento, a questa disponibilità".
"Per non restare su un piano esistenziale o teorico, vorrei fare un esempio di cosa significhi questa disponibilità, in termini di opportunità per il nostro sistema regionale: quanto costa, in Italia, formare un giovane con elevate competenze linguistiche nell’Inglese, o nel Francese, o nello Spagnolo? E quanto costa, formare giovani che possano interloquire in campo economico o commerciale, ad alti livelli con altre culture, con altri sistemi-paese? Costa indubbiamente molto. Quanto costa, invece, coinvolgere giovani emigrati che sono cresciuti tra la culture di partenza e quella di arrivo nelle relazioni culturali, o sociali, o economiche tra la nostra regione e i paesi in cui essi vivono? Rispondere a queste domande – ha osservato Di Liegro – ci fa intendere quanto siano importanti le opportunità di un rinnovato rapporto con la nostra emigrazione un rapporto che sappia valorizzare le caratteristiche sostanziali della "cittadinanza globale" che essa vive quotidianamente. I reciproci vantaggi possono essere davvero grandi".
In questo senso occorre rivedere la politica regionale, perché, ha spiegato, "di fronte a questa imponente risorsa umana interculturale che voi rappresentate, non ce la possiamo più cavare con i classici "capitoli di spesa regionali per l’emigrazione". La soluzione di questa problematica necessita di una opzione interdisciplinare delle diverse aree settoriali di intervento regionale. Vi sono assessorati che dovranno essere attori di una nuova politica integrale verso le nostre comunità. Mi riferisco, ad esempio, all’assessorato alla Cultura, allo Sviluppo Economico, al Lavoro e alla Formazione, all’Agricoltura, al Turismo, alla Sanità, alla Pubblica istruzione. L’assessorato che qui rappresento, può svolgere, in questa chiave, una forte funzione di sollecitazione e di coordinamento, censendo i problemi e le opportunità e mettendo a frutto le esperienze realizzate. Ma è indispensabile un’altra condizione: essa riguarda voi rappresentanti laziali nel mondo".
"Il tessuto associativo che siete riusciti a salvaguardare grazie all’impegno di tante energie all’estero e in Italia, va rafforzato con il coinvolgimento dei giovani e delle donne. Ci sono tante persone che ne restano lontane perché lo vivono come escludente e talvolta ghettizzante". Certo, ha concesso l’assessore, "non è corretto scaricare sull’associazionismo i ritardi nel suo rinnovamento generazionale quando il quadro di intervento istituzionale è orientato prevalentemente sulle problematiche della prima emigrazione. Ma allo stesso tempo, una nuova stagione dell’azione regionale si giustifica e si regge solo sul concreto rinnovamento del movimento associativo. Ciò non significa abbandonare misure che anzi vanno ampliate e riformulate. Mi riferisco proprio alle prime generazioni di emigrati, la cui esperienza e la cui storia costituiscono un patrimonio insostituibile che va messo a disposizione di tutti".
"Perché – si è chiesta la Di Liegro – non prevedere allora, nell’ambito dei soggiorni che annualmente realizziamo, un’attiva presenza dei nostri anziani emigrati nelle nostre scuole? Con incontri e colloqui con i ragazzi e i giovani delle nostre città, nei quali essi possano raccontare la loro esperienza migratoria? Voi capite che una cosa del genere sarebbe di grande aiuto per l’educazione civica dei giovani laziali, nel Lazio. L’attenzione alle nostre comunità emigrate ritrova senso se riusciamo a superare gli elementi di episodicità e se davvero riusciamo a far dialogare chi vive in questa regione con coloro che vivono all’estero. Vi sono molte le esperienze accumulate dal movimento associativo, di partecipazione e di servizio, ma anche dalle reti di rappresentanza settoriale, come le Camere di Commercio, come l’Ice, gli Istituti di Cultura. Penso che dobbiamo farne tesoro, e sostenerne, nella prossima legislatura, il trasferimento anche ai livelli più alti, regionale e nazionale. Senza dimenticare che esse costituiscono elemento di riferimento anche per azioni che dovremmo realizzare sul versante immigrazione".
Avviandosi alla conclusione, l’assessore ha parlato di "dare un seguito ad una nuova e positiva stagione nell’approccio verso la nostra emigrazione ed invertire gli elementi di declino. Con il buon senso, il nostro comune impegno e la necessaria volontà politica".
"In questi giorni sarò con voi e ascolterò le vostre idee e i vostri interventi. Ho raccolto, insieme al mio staff le richieste e gli auspici che ci avete trasmesso per favorire tutte le opportunità di dialogo e di riflessione, che, ne sono certa, saranno costruttive e proiettate in avanti. Il futuro di questa regione e del nostro paese – ha concluso – dipende anche da voi". (aise)
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EmiNews 2009
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