N°06 – 08/02/25 – Rassegna di news nazionali e internazionali

01 – Alberto Leiss, Vincenzo Vita*: Gridava la sinistra è la libertà. ADDIO ALDO TORTORELLA È stato un vero maestro. Il senso dei suoi contributi: la sinistra per salvarsi deve cambiare profondamente e affiancare alla polarità dialettica dell’uguaglianza la categoria della libertà
02 –
03 – Luciana Cimino*: La premier scappa, Nordio e Piantedosi annaspano in Aula – Melina Caso Elmasry, bagarre alle Camere. Minoranze sulle barricate: «Informativa insufficiente e deludente. Governo in confusione» Le opposizioni protestano alla Camera durante l’informativa dei ministri
04 – Fosco Giannini*: Il minaccioso imperialismo di Trump e del capitalismo della sorveglianza tecnologica e il compito dei comunisti – La presa diretta del potere da parte del “quinto capitalismo” chiede ai comunisti di riappropriarsi pienamente dell’intera visione del mondo leninista e gramsciana.
05 – È stato speso meno di un terzo dei fondi del Pnrr – Dopo mesi di richieste e appelli, finalmente siamo in grado di rendere pubblici i dati sulla spesa e i pagamenti di ognuno dei quasi 270mila progetti del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Un risultato frutto di una mobilitazione collettiva. (*)
06 – I dati aggiornati sulla spesa dei fondi Pnrr confermano le difficoltà e i ritardi – Una recente relazione della corte dei conti conferma che molti interventi sono in ritardo e che c’è bisogno di recuperare il tempo perso. Per questo si è resa necessaria anche un’ulteriore riprogrammazione della spesa. (*)

 

 

01 – Alberto Leiss, Vincenzo Vita*: Gridava la sinistra è la libertà. ADDIO ALDO TORTORELLA È STATO UN VERO MAESTRO. IL SENSO DEI SUOI CONTRIBUTI: LA SINISTRA PER SALVARSI DEVE CAMBIARE PROFONDAMENTE E AFFIANCARE ALLA POLARITÀ DIALETTICA DELL’UGUAGLIANZA LA CATEGORIA DELLA LIBERTÀ

Con la scomparsa di Aldo Tortorella perdiamo uno degli ultimi Sacerdoti del Tempio. Parliamo di quel mondo assimilabile per molti versi ad una chiesa (un po’ pagana, ma neanche troppo) che ha segnato la storia italiana. E non solo. Infatti, per diversi decenni il Partito comunista italiano di cui Tortorella è stato uno dei massimi dirigenti è sembrato l’esempio migliore di una tradizione capace di innervarsi nella e sulla modernità: cresciuto nella impareggiabile scuola della Resistenza e allo stesso tempo forte di un insediamento sociale straordinario. La moderata politologia dell’epoca si suggestionava attorno al cosiddetto fattore K, scudo per coloro che vollero contro ogni logica sbarrare l’accesso alle stanze del governo ad un universo lontano dalle malefatte e dalle mediocrità dominanti, nonché da ogni autoritarismo.
Se Gramsci sta alle origini della peculiarità italiana e se Togliatti e Longo realizzarono il sogno di una vera organizzazione di massa, fu Enrico Berlinguer a conferire al Pci un volto davvero inedito. Di quella stagione Tortorella rimase a lungo protagonista e persino ispiratore del Berlinguer che venne dopo il 1980 con la «seconda svolta di Salerno». Il segretario, talvolta in minoranza nella stessa direzione nazionale, che volle incontrare il femminismo, i movimenti per la pace e l’ambiente, l’intellettualità meno paludata (questo, sottolineava Tortorella, era il vero senso del rinomato convegno tenutosi al teatro Eliseo di Roma nel gennaio del 1977), l’innovazione tecnologica da non rimuovere ma da declinare negli assetti democratici.

ORA CHE TORTORELLA NON C’È PIÙ GLI DOBBIAMO IL RICONOSCIMENTO IMPORTANTE DI PERSONA LUCIDA E CAPACE DI INTERAGIRE CRITICAMENTE CON LE TEORIE E LE PRATICHE CONSOLIDATE.
Parlamentare, giornalista dell’Unità e giornalista sempre per la voglia di esplorare territori faticosi e inediti, non si è arreso fino all’ultimo. Non per caso, l’associazione che insieme al compianto Beppe Chiarante fondò nel 1998 si chiamò «per il rinnovamento della sinistra». Era convinto, pur esprimendo i concetti con una prosa precisa e coltissima figlia degli studi con il filosofo Antonio Banfi e del confronto con l’impegnato cenacolo di Critica marxista, la rivista del cui indice parlava persino negli ultimi giorni attraversati da un malanno non banale, che servissero creatività e coraggio. Il senso e il filo conduttore dei suoi contributi erano univoci: la sinistra per salvarsi deve cambiare profondamente, e introdurre accanto alla polarità dialettica dell’uguaglianza la categoria della libertà. Quest’ultima andava intesa, ci disse in una riunione preparatorio di un convegno (che terremo in suo onore) pensato insieme al Centro per la riforma dello stato e alla Fondazione Di Vittorio, non come mero diritto borghese e individualistico, bensì come valore sociale per realizzare il bene comune.
Quanto abbiamo imparato da Tortorella. Un vero maestro,
*( Fonte: Il Manifesto. Alberto Leiss, giornalista, ha lavorato all’Unità fino al 2000. Ha collaborato con la Rai (La storia siamo noi) e ha tenuto corsi di storia dei media all’Università della Calabria.
Vincenzo Vita, un politico, giornalista e saggista italiano. Vincenzo Maria Vita. Senatore della Repubblica Italiana.)

 

02 – Andrea Colombo*: IL GOVERNO NON CHIARISCE. LE OPPOSIZIONI: VENGA IN AULA – CIMICI E BARI DOPO LE RIVELAZIONI DEL QUOTIDIANO BRITANNICO. IL SOTTOSEGRETARIO BARACHINI: «IN QUESTO MOMENTO LE NOTIZIE SONO RISERVATE»

Il governo non è ancora del tutto riuscito a “voltare pagina” sul caso Elmasry è già rischia di trovarsi alle prese con un’altra faccenda incandescente. A tirare la palla avvelenata stavolta è il Guardian. Rivela che la Paragon Solution, la società israeliana che produce il micidiale software grazie al quale sono stati spiati alcuni giornalisti e operatori sociali, certamente Luca Casarini e il direttore di Fanpage Francesco Cancellato ma secondo palazzo Chigi anche altri cinque italiani su una novantina in tutta Europa, avrebbe interrotto i rapporti con il governo di Roma. La società israeliana aveva inizialmente sospeso il contratto venerdì scorso, quando erano uscite le prime notizie sull’uso del software per finalità di spionaggio. Due giorni fa avrebbe fatto un deciso passo in più, arrivando alla rescissione del contratto perché l’Italia avrebbe violato i termini del contratto e il codice etico concordato nel contratto.
La rivelazione del quotidiano inglese non si concilia con la versione del governo che mercoledì sera, con una scarna e burocratica nota aveva escluso controlli dell’intelligence sui «soggetti tutelati dalla legge del 3 agosto 2007, compresi i giornalisti». Ieri, nel silenzio generale, è tornato sul tema solo il sottosegretario con delega all’Informazione Barachini. Ma lo ha fatto solo per dire il meno possibile: «La protezione dei giornalisti e la cyber sicurezza sono temi centrali per il governo. Le autorità predisposte stanno indagando ed è bene che indaghino fino in fondo per poi dare le notizie che in questo momento sono riservate».
Tuttavia è un fatto che lo spionaggio ci sia stato, e con un software estremamente sofisticato, dal quale è impossibile liberarsi se non cambiando telefono, e che quel software fosse a disposizione del governo. La legge europea, passata in mezzo a una marea di critiche e previa l’apposizione di vincoli abbastanza stringenti, consente da quest’anno ai governi l’uso del Paragon per spiare giornalisti e attivisti. Deve però esserci un’autorizzazione del magistrato, il quale deve verificare se davvero sia in ballo la sicurezza nazionale. I governi nazionali avrebbero voluto una ben maggiore libertà d’azione. Il parlamento ha almeno alcuni vincoli che in realtà quasi tutti i governi ignorano spesso. Ma se emergesse apertamente un’attività di spionaggio al di fuori di questi vincoli lo scandalo sarebbe enorme.
L’opposizione non intende mollare la presa. Pd, M5S e Avs chiedono, anche sulla base dell’articolo non smentito del Guardian, che il governo riferisca in Parlamento e il verde Bonelli specifica che l’informativa deve essere pubblica, cioè in aula, e non solo di fronte al Copasir, quindi secretata. Il M5S ha presentato una seconda interrogazione nel giro di 24 ore, stavolta con Conte tra i primi firmatari: «Venire a sapere che ci sono giornalisti spiati è attentato alla libertà di stampa e ai diritti di uno Stato democratico. Ci aspettiamo che il governo chiarisca perché è una vicenda gravissima». Anche Luca Casarini, che lunedì prossimo sarà in conferenza stampa con Cancellato, annuncia un esposto alla magistratura di Roma e Palermo: «Vogliamo sapere chi ha ordinato di spiare e per quanto è andata avanti la faccenda». L’ordine dei giornalisti si associa con prudenza: «Prendiamo atto delle dichiarazioni del governo ma serve chiarezza sui rapporti della Paragon con apparati dello Stato e sulla notizia riportata dal Guardian».
I precedenti del caso Elmasry non autorizzano grandi speranze nella disponibilità del governo a chiarire la situazione. Ancor meno a farlo nelle aule del Parlamento.
*( Andrea Colombo. giornalista professionista e saggista specializzato in letteratura anglo americana.)

 

03 – Luciana Cimino*: LA PREMIER SCAPPA, NORDIO E PIANTEDOSI ANNASPANO IN AULA – MELINA CASO ELMASRY, BAGARRE ALLE CAMERE. MINORANZE SULLE BARRICATE: «INFORMATIVA INSUFFICIENTE E DELUDENTE. GOVERNO IN CONFUSIONE» LE OPPOSIZIONI PROTESTANO ALLA CAMERA DURANTE L’INFORMATIVA DEI MINISTRI.

La settimana intercorsa tra la l’informativa cancellata e quella infine concessa ieri al Parlamento ha consentito ai ministri Nordio e Piantedosi di farsi preparare dall’avvocata Giulia Bongiorno. Ma non di coordinarsi tra di loro. Bongiorno, che è anche senatrice della Lega, è stata scelta per la difesa del gruppo del governo. Ha già assistito Salvini nel processo Open Arms e a lei si sono affidati la premier, il sottosegretario Mantovano, il guardasigilli e il ministro dell’Interno per il caso Elmasry. E sempre alla senatrice è stato affidato il coordinamento delle informative dei due ministri alla Camera e al Senato. Con tanto di divisione dei compiti: a Nordio accusare di incompetenza la Corte penale internazionale (Cpi), a Piantedosi convincere deputati e senatori che l’espulsione del torturatore libico Elmasry con aereo di stato fosse stata dovuta alla sua pericolosità.
QUEST’ULTIMA è, di tutte le parole pronunciate dai ministri, l’unica su cui l’opposizione ha concordato. E proprio per questo i parlamentari hanno replicato ritenendo del tutto «insufficienti» e «deludenti» le ricostruzioni rese dai ministri, denunciandone le incongruenze e sottolineando i punti inevasi. E soprattutto l’assenza della presidente del Consiglio. Per l’occasione, evidentemente non ritenuta una passeggiata, il governo ha serrato i ranghi. Tutti presenti tranne il vertice: non c’era Meloni e neppure i suoi vice Tajani e Salvini. Quest’ultimo si farà vedere nel pomeriggio al Senato.
A NORDIO il compito più ingrato: mettere in risalto le presunte falle nell’atto di arresto. Per poi attaccare la Cpi ( «La Corte ha fatto un enorme pasticcio frettoloso, attiverò i miei poteri per chiedere giustificazione circa le incongruenze») e denigrare la magistratura per pretendere la riforma della giustizia: «Certa magistratura sciatta non legge le carte. Volevano rallentare la riforma? Ci hanno compattato». Per Nordio il suo «ministero non è un passacarte della Cpi, ma un organo politico che deve meditare il contenuto delle sue richieste, in funzione dei contatti con altri organi dello Stato».
Confermando quindi, con una sola frase, che «è stato un atto politico e si è consultato prima con Meloni». Come nota l’opposizione che, negli interventi, ha incalzato il guardasigilli: «Non si trattava di essere passacarte ma di trasmettere gli atti, era l’unica cosa che avrebbe dovuto fare». Nordio si era preparato per fare le pulci nel merito all’atto della Cpi ma poi è tornato a sottolineare che era scritto in inglese. E ha perso diversi minuti solo per indignarsi per la lingua scelta dalla giurisprudenza internazionale. «Addirittura alcune parti erano in arabo» esclama, causando l’ilarità del centro sinistra.

A SEGUIRE l’intervento, più misurato, del ministro dell’Interno. Piantedosi ha escluso che Elmasry «sia mai stato un interlocutore del governo» per la questione migratoria, ha affermato di non aver ricevuto nessuna pressione o minaccia e ripetuto che l’uomo accusato di crimini contro l’umanità sarebbe stato espulso «per salvaguardare la sicurezza dello Stato». Ma le due versioni non collimano e i partiti di centro sinistra se ne accorgono subito.

«Il primo è stato imbarazzante, il secondo imbarazzato», si accanisce il senatore Iv Matteo Renzi. I parlamentari di centro destra, per supportare l’esecutivo, hanno seguito le istruzioni ricevute ringraziando i ministri e la premier per aver difeso l’Italia, dichiarando che le informative sono state «ottime, eccellenti, solari, indiscutibili, piane, serene», e, sulla scia di Meloni, hanno attaccato il Pd per il tesoriere campano, poi espulso dal partito, coinvolto in un procedimenti sui permessi di soggiorno falsi a Salerno. Mossa, quest’ultima, che ha scatenato la bagarre in entrambi gli emicicli.
ALLA CAMERA, così come a Palazzo Madama, Pd e Avs hanno agitano le foto che testimoniano la violenza delle carceri libiche e le torture compiute direttamente dal libico che il governo Meloni ha rilasciato. Espongono cartelli con la scritta «una patriota in fuga» rivolti alla premier, definita «presidente del coniglio» da Elly Schlein. Per la segretaria dem, Nordio «ha parlato da avvocato difensore di un torturatore». «La nostra credibilità internazionale – ha rimarcato – è stata sfregiata dalla vostra scelta, oggi rivendicata, di riaccompagnare a casa un torturatore. Meloni diceva che avrebbe dato la caccia ai trafficanti di tutto il mondo, invece li rimanda a casa con il rimpatrio più veloce della storia».
«DISCORSO scandaloso, giustificazioni menzognere, contraddittorie, ridicole» incalza il leader del M5S, Giuseppe Conte. Nicola Fratoianni stizzito: «Capisco la premier, era forse impossibile venire qui a schiena dritta a giustificare la scelta del suo governo di liberare uno stupratore di bambini, per questo ha inviato due onorevoli prestanome». «Quella sedia vuota nei banchi del governo è un’offesa non soltanto per il Parlamento, ma anche per la giustizia internazionale», attacca anche Riccardo Magi di +Europa.
E la «sedia vuota» è il punto su cui si concentreranno le opposizioni per le prossime mosse. Se Magi propone una commissione parlamentare d’inchiesta, i 5s valutano l’ostruzionismo e il dem Boccia chiede le dimissioni di Nordio. Tutti sono compatti su un punto: Meloni deve assumersi le sue responsabilità. Pd, M5s, Avs, Azione e Iv hanno chiesto di nuovo una informativa urgente della presidente del Consiglio. Ma Meloni tace e manda avanti un altro ministri, Ciriani, per assicurare che le sue politiche per l’immigrazione continuano
*(03 – Luciana Cimino*:

 

04 – Fosco Giannini*: L MINACCIOSO IMPERIALISMO DI TRUMP E DEL CAPITALISMO DELLA SORVEGLIANZA TECNOLOGICA E IL COMPITO DEI COMUNISTI – LA PRESA DIRETTA DEL POTERE DA PARTE DEL “QUINTO CAPITALISMO” CHIEDE AI COMUNISTI DI RIAPPROPRIARSI PIENAMENTE DELL’INTERA VISIONE DEL MONDO LENINISTA E GRAMSCIANA.

Donald Trump, lo scorso 20 gennaio 2025, giorno del suo secondo insediamento alla Casa Bianca, svolge, di seguito, due discorsi: il primo alla Rotonda del Campidoglio, il secondo presso l’Emancipation Hall, di fronte ai militanti repubblicani, ai suoi sostenitori più fedeli e a tutta la schiera dei nuovi vip corsi sul carro del vincitore. Nel suo primo intervento il presidente Usa mantiene un profilo relativamente equilibrato è istituzionale”, pur annunciandosi senza vergogna “salvato da Dio affinché l’America torni grande”, eroe della nuova era d’oro americana e pacificatore delle guerre del mondo. È nel secondo intervento, tuttavia, che il presidente fa riemergere il vero Trump che ha in sé, rilanciando con fulmini e tuoni il proprio disegno razzista di deportazione di massa degli immigrati e i propri progetti proto-imperialisti volti a cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo Americano, a “riconsegnare all’America” il Canale di Panama e a conquistare per gli Usa la Groenlandia. Proponendo, inoltre, con particolare iattanza reazionaria, una sorta di undicesimo comandamento per il quale dal 20 gennaio 2025 in poi vi saranno negli Usa solo due generi: maschile e femminile e tutto il resto del doloroso, sofferente, non “ordinato”, comunque non protocollare e diverso, e a volte anche persino felice, percorso sessuale umano (che tale è, non ordinato, non protocollare, dall’intera storia dell’umanità) sarà cancellato attraverso la stessa forza poliziesca della “legge” trumpiana (sarà interessante vedere come nelle università statunitensi, tra i giovani americani, nelle vaste aree socialmente e intellettualmente avanzate Trump potrà ratificare e far rispettare il “nuovo ordine” di genere controrivoluzionario, come potrà edificare su tutto il territorio nordamericano l’immensa Vandea della controrivoluzione sessuale).

Ma, sulla natura dei due discorsi di Trump nel giorno del suo secondo insediamento molto si è parlato. Ciò che, credo, sia stato poco rimarcato è un altro fatto, che nella sua essenza sembra a chi scrive di importanza strategica.
Ci riferiamo alla natura politico-ideologica dell’intera corte dei miracoli che ha circondato Trump, lo scorso 20 gennaio a Washington, al Campidoglio, durante e dopo i suoi due discorsi.
Chi era accanto a Trump, in quelle ore per certi versi fatali? Chi ha scodinzolato con totale subordinazione, servilismo, cortigianeria, adulazione? È stata l’intera Silicon Valley, l’intero capitalismo big tech nordamericano, il nuovo tecno-feudalesimo capitalista (così come lo ha descritto Yanis Varoufakis), la nuova e oscura potenza neocapitalista e per molti versi postindustriale e persino postcapitalista del potentato high-tech.

QUALI CAGNOLINI, IN CARNE E OSSA, HANNO REPLICATO SUL PALCO, A FIANCO DI TRUMP, LA FAMOSA DANZA DEI SERVI MUTI?
A rendere omaggio al nuovo presidente, non vi era solo Elon Musk (SpaceX, Tesla, Hiperloop, The Boring Company, X social network, già Twitter, per un fatturato totale annuo di 500 miliardi di dollari), l’ideologo del tecno-autoritarismo e sostenitore dichiarato dei neonazisti tedeschi della Allianz für Deutschland, che ha sostituito Steve Bannon quale consigliere principale di Trump; vi erano anche Tarek Waked, il capo dell’inquietante, per grandezza, potenza economica e politica e capacità di organizzazione e manipolazione del senso comune di massa, Type One Ventures (tecnologia spaziale, robotica, intelligenza artificiale, nanotecnologie, automazione, longevità umana); David Sacks, il nuovo re dell’intelligenza artificiale, capo dell’immensa Craft Venture; vi era Jeff Bezos, proprietario di Amazon (nuovo costruttore planetario della coscienza mercificata); i capi di Apple, Microsoft, OpenAl; vi era Sundar Pichai (amministratore delegato di Google e Alphabet); Marc Andreessen, leader della Venture Capital di Silicon Valley; Peter Thiel, nuovo grande tycoon internazionale dell’economia digitale, megafono dell’estrema destra globale, “cuore di tenebra” della Silicon Valley, che assieme a Max Levchin ha fondato l’ormai planetario servizio di pagamento online PayPal e ultimo arrivato, col passo trafelato del nuovo servo, del nuovo suddito nel regno trumpiano, Mark Zuckerberg (Meta-Facebook).
Sul palco del 20 gennaio 2025, a Capitol Hill, mentre Trump veniva ufficialmente riconfermato presidente, si riaggregava fisicamente la cosiddetta “PayPal Mafia” (Musk, Thiel, Saks, Andreessen), tenuta assieme da quel sistema di pagamento digitale che ha cambiato la merce-denaro accumulando quell’immenso, incalcolabile profitto universale che, in così tanta quantità, mai aveva visto il capitalismo industriale e produttivo.
Tutti i nuovi sudditi di Trump hanno già conquistato le leve del potere politico, economico e militare statunitense e sono già in lotta spietata tra loro per la conquista di altri pezzi di potere.
Musk ha già fatto proprio il dipartimento dell’Efficienza, che in senso ultraliberista attaccherà la Stato americano licenziando centinaia di migliaia di dipendenti pubblici; Andreesen e Thiel hanno già collocato, attraverso Trump, molti loro dirigenti nella Difesa, nella sanità, nell’area spaziale Nasa, nell’Atf (l’area politico-amministrativa dove si esercita il potere di controllo sulle armi, sull’alcol, sul tabacco); Howard Lutnick, grande finanziere a cavallo sui confini mafiosi, sarà ministro del Commercio e promotore, per la Casa Bianca, sia del sistema delle criptovalute che della lotta isolazionista doganale, specie contro la Cina; David Sacks, cane fedele di Musk, ha avuto da Trump il doppio portafoglio dell’intelligenza artificiale e dell’estensione nazionale e internazionale del denaro digitale; Shyam Sankar, legato a Thiel, avrà un incarico di peso al Pentagono, un ruolo politico volto a collocare lo stesso Pentagono entro una rete di controllo guidata dall’intelligenza artificiale promanata da quelle grandi imprese private che oggi sono suddite di Trump e che in un vicino domani potrebbero prendere completamente in mano gli Usa. E il mondo.
Cosa è accaduto, nell’essenza, nel giorno del secondo insediamento al potere di Trump? Ciò che è accaduto, così ben plasticamente raffigurato dalla grande, vasta, unita squadra di tecno-miliardari americani a fianco e al servizio di Trump, è che il potere del “quinto capitalismo” (quello dell’intelligenza artificiale al totale servizio del nuovo profitto capitalista storico, della tech- economy, della cripto-moneta universalizzata, di un potere mediatico ristretto in pochissime e mafiose mani in grado di rovesciare governi vergando violentemente “una frase, un rigo appena” nelle planetarie reti private; determinare la fortuna di movimenti nazifascisti e renderli di massa, destrutturare interi Stati, determinare profitti aurei delle grandi fabbriche, delle multinazionali delle armi scatenando le guerre) è divenuto totalmente consustanziale al potere politico, come se le acciaierie Krupp, negli anni ’30 in Germania, avessero preso direttamente il potere, a fianco di Hitler, persino spodestando Hitler, come se Gustav Krupp non si fosse limitato a finanziare l’ascesa al potere del nazismo ma ne avesse preso direttamente la guida e con esso la guida dello Stato.
È accaduto che “il capitalismo della sorveglianza”, oltreché dello sfruttamento planetario e della terza guerra mondiale, quel capitalismo della sorveglianza così mirabilmente messo a fuoco da Shoshana Zuboff, sia salito, negli Usa, direttamente al potere, occupando e dirigendo tutti gli spazi vitali e le articolazioni dello Stato, dal Pentagono alle politiche sull’immigrazione, dalla sanità alla scuola, dall’economia alla politica internazionale. Le gravi minacce insite in uno spaventoso ed esponenziale, non lineare, sviluppo tecnologico in mano a quei ristretti gruppi dell’attuale iperliberismo-fascismo si sono maledettamente materializzate negli Usa di Trump, di Musk e Thiel; un’architettura tecnologica volta all’organizzazione del consenso delle masse planetarie ha ora le mani libere nel verosimile obiettivo di piegare interi popoli e continenti al Moloch di un profitto e di una manipolazione delle coscienze i cui livelli mai la storia del capitalismo aveva precedentemente toccato. Gli architetti del capitalismo big tech giunti al potere a Washington sono già da oggi in grado di dettare un nuovo ordine economico, non solo statunitense ma anche mondiale fatto di plusvalore assoluto e irreggimentazione silente di vastissime masse sul piano nazionale e internazionale.
Un futuro dispotico e distopico, nella sua essenza semantica di indesiderabile utopia negativa prevedibile sulla base delle tendenze del presente, ha preso corpo dal Campidoglio e allunga la sua ombra sul mondo intero. Il 1984 di George Orwell non sembra più un racconto di fantapolitica ma un reportage politico da Washington datato 20 gennaio 2025; il Blade Runner di Ridley Scott, nel quale gli androidi vengono fabbricati, messi sul mercato e utilizzati come forza-lavoro nelle colonie extraterrestri, sembra sempre più uno spot pubblicitario per le aziende di Elon Musk e Tarek Waked, che si differenziano dalle aziende di Blade Runner solo perché non venderanno androidi forza-lavoro nelle colonie dello spazio infinito, ma direttamente nelle fabbriche e negli uffici della Terra e a livello globale, cacciando una parte sempre più vasta di forza-lavoro umana dai cicli produttivi per poi deportarla da qualche oscura parte degli Usa e del pianeta, così come si deportano gli immigrati.
Sostenuto da sempre più potenti processi di globalizzazione, il progetto nordamericano non tarderà a farsi universale, come sempre il capitalismo ha fatto sulle ali della propria essenza imperialista e spinta colonialista volta alla mercificazione universale.
In Italia, già ora, il “quarto capitalismo” delle “nicchie d’eccellenza”, dei distretti industriali, delle vigorose filiere e delle “multinazionali tascabili”, sta duramente combattendo per non cedere il passo al “quinto capitalismo”, quello big tech, quello delle aziende italiane in grande sviluppo dell’informatica e dell’intelligenza artificiale.

L’Almaviva S.p.A., con i suoi 45mila dipendenti (6mila in Italia e 39mila all’estero, a conferma di una natura oggettivamente e intrinsecamente globalista e imperialista della tech-economy) è il gruppo privato leader nell’Information & Communication Technology italiana. L’Esprinet, con i suoi 1.800 dipendenti, 900 dei quali lavorano in Brianza, e col suo utile netto di circa 40 milioni di euro è un’altra grande azienda italiana nello stesso campo e altre stanno crescendo: Ibm (software, tra cui il leader del mercato Red Hat, e trasformazione digitale del business mission-critical a livello mondiale); Accenture (13mila dipendenti e l’occupazione cresce con una media di 1.500 l’anno); Engineering Ingegneria Informatica; Reply; Tech Data Italia; Zucchetti; Sogei (Società generale d’informatica, opera nel settore dell’Ict, società in house controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze).

AZIENDE ITALIANE, TANTE OLTRE QUESTE CITATE, CHE GIÀ CONTANO OLTRE 100MILA LAVORATORI, CHE SONO GIÀ L’AVANGUARDIA TECNOLOGICA ITALIANA, DESTINATE AD AVVIARE PROFONDI PROCESSI DI CONCENTRAZIONE MONOPOLISTICA E A VIVERE NELLA GLOBALIZZAZIONE, NELLE PROPRIE SPINTE IMPERIALISTE E NEI CONFLITTI INTER IMPERIALISTI. DESTINATE, SOPRATTUTTO, PER LA LORO STESSA NATURA, COME QUELLE NORDAMERICANE, A GUIDARE L’INTERO MONDO PRODUTTIVO ITALIANO E A FARSI POTERE ECONOMICO, MEDIATICO, POLITICO.

Qual è la lezione, per i comunisti, per i rivoluzionari, che proviene dall’inedita e grave forma di compenetrata unità stabilitasi, negli Usa, tra potere politico “trumpiano” e potere economico e mediatico dal sapore spesso fascista del fronte che va da Elon Musk sino a Marc Andreessen, passando per la criptomafia di Peter Thiel? Qual è la lezione che proviene dalla costituzione, sul campo, di questo nuovo potere dell’autoritarismo tecnologico? Quale lezione può provenire dal fatto che il potere generale big tech, solo per l’insediamento di Trump del 20 gennaio 2025, ha raccolto 250 milioni di dollari? La lezione estrema non può che essere la seguente: di fronte a concentrazioni di potere così grandi e inquietanti, così dense di futuro strategico e storico, così capaci di modellare a piacimento e con una potenza pervasiva e persuasiva l’intero pianeta, occorre che la prassi comunista superi di slancio ogni residuo progetto di mediazione e compromesso con il nuovo sistema capitalista in fieri,che decisamente oltrepassi quel punto di intermediazione, di senseria, per esempio proposte dal tanto celebrato – anche a sinistra, anche da molti, troppi, comunisti moderati – Joseph E. Stiglitz nella sua ultima opera La strada per la libertà, 2024, nella quale si denuncia sì la concentrazione del capitale come attentato alla libertà degli individui e delle masse, ma delineando una soluzione di tale problema entro un capitalismo più moderato e ammansito, utopia idealistica e antidialettica tendente, infine, a ratificare il potere capitalista stesso.
Per mettere a valore sul piano della contingenza politica la questione della crisi di sovrapproduzione capitalistica evocata in Blade Runner attraverso l’immagine distopica di eserciti di androidi quale nuova forza-lavoro di massa e a basso costo (entro un quadro, peraltro, di sviluppato “capitalismo della sorveglianza”) in grado di espellere dalla produzione tanta parte della classe lavoratrice da quella di fabbrica a quella dei punti alti e d’avanguardia della stessa produzione big tech, occorre rimarcare il fatto che entro questo processo può oggettivamente prendere corpo la rivoluzione, poiché gli eserciti di operai e tecnici in carne e ossa espulsi dal lavoro per far posto agli androidi saranno espulsi anche dal mercato capitalista, aprendo così un problema senza soluzione per il “quinto capitalismo”, una contraddizione entro la quale potrà agire una forza comunista e rivoluzionaria. A condizione che essa si ponga il problema della riconquista della propria priorità ideologica e politica, nel tempo perduta: la presa del potere.
La “svolta” del 20 gennaio in Campidoglio, a Washington, che ha ratificato di fronte al mondo la presa diretta del potere da parte del “quinto capitalismo”, chiede ai comunisti di riassumere sino in fondo l’intera “weltanschauung” leninista e gramsciana che, a partire dalla centralità della presa del potere, deve plasmare proprio attraverso questa categoria centrale la propria intera linea tattica e strategica, immettendo in ogni agire contingente tale progetto di fondo e ridefinendo, tra l’altro, la stessa “questione elettorale”, (troppo spesso cavallo di Troia per la moderazione politica e il tradimento di sé come comunisti), “questione elettorale” da vivere e interpretare attraverso un unico obiettivo: trasformare il Parlamento come cassa di risonanza della lotta di classe.
Anche alla luce del profondo e irreversibile cambiamento del capitalismo mondiale occorre, per i comunisti, riconquistare i punti salienti e irrinunciabili della propria identità e della propria strategia:

– LA LOTTA ANTIMPERIALISTA E ANTICAPITALISTA CONSEGUENTE;
– LA ROTTURA RIVOLUZIONARIA, CHE SUPERI DI SLANCIO LA MITOLOGIA DELLA DEMOCRAZIA BORGHESE COME STADIO FINALE DELLA CIVILTÀ POLITICA E DEL DIRITTO;
– LA PRESA DEL POTERE;
– LA DIFESA CON LA FORZA DEL POTERE RIVOLUZIONARIO;
– LA COSTRUZIONE CON LA FORZA E IL CONSENSO DELLE MASSE E DEL POPOLO DI UN NUOVO ORDINE SOCIALE E POLITICO: IL SOCIALISMO.
Anche in Italia un nuovo potere big tech (o si esercita la “chiaroveggenza” o non si è rivoluzionari) nel tempo si formerà.
E anche in Italia i comunisti dovranno recuperare appieno la teoria e la prassi della rivoluzione e della presa del potere. Idee-forza perdute nel tempo che dovranno guidare di nuovo la tattica e la strategia. Che dovranno sovra ordinare e segnare di sé anche la politica quotidiana stessa dei comunisti.
*(Fonte: Sinistarainrete. Fosco Giannini, è un politico e giornalista italiano già Senatore della Repubblica Italiana.)

 

05 – È STATO SPESO MENO DI UN TERZO DEI FONDI DEL PNRR – DOPO MESI DI RICHIESTE E APPELLI, FINALMENTE SIAMO IN GRADO DI RENDERE PUBBLICI I DATI SULLA SPESA E I PAGAMENTI DI OGNUNO DEI QUASI 270MILA PROGETTI DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR). UN RISULTATO FRUTTO DI UNA MOBILITAZIONE COLLETTIVA. (*)

Finalmente abbiamo ottenuto la pubblicazione dell’avanzamento di spesa per ogni progetto del piano. Questo risultato è frutto di un lavoro collettivo.
A MENO DI DUE ANNI DALLA FINE DEL PIANO È STATO SPESO IL 30,5% DELLE RISORSE DISPONIBILI.
Oggi è possibile monitorare lo stato di avanzamento della spesa per ogni progetto del Pnrr.
Dopo anni di battaglie oggi siamo finalmente in grado di annunciare un’importante novità sullo stato dell’arte del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Le informazioni sul nostro progetto di monitoraggio indipendente OpenPNRR sono state infatti aggiornate con l’avanzamento della spesa effettiva per ognuno dei quasi 270mila progetti del piano. In questo modo è possibile verificare quanto si sta effettivamente spendendo per il più grande piano di investimenti pubblici del paese.

269.299 PROGETTI DEL PNRR MONITORATI SU OPENPNRR, AL 13 DICEMBRE 2024.
La fonte dei dati è sempre Italia Domani, il portale governativo che rilascia periodicamente le informazioni sul piano. Questo risultato è stato possibile solo dopo una campagna di pressione della società civile, che nell’ultimo anno ha preteso e ottenuto più trasparenza.

ERA IL 12 FEBBRAIO 2024, infatti, quando abbiamo inviato la nostra prima richiesta di accesso civico per conoscere i dati sull’avanzamento di spesa per i progetti. A quella e ad altre richieste sono seguiti diversi dinieghi da parte del governo. Sono stati mesi di botta e risposta, resi possibili dal prezioso supporto dello studio legale E-lex. Inoltre, avevamo richiesto dati sulla spesa dei progetti già a partire dal 2022.
Fino a quando, poco prima di capodanno, il governo ha pubblicato i nuovi dati, proprio alla vigilia della scadenza del 31 dicembre, annunciata dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti in parlamento in seguito a un’interrogazione parlamentare elaborata sulla base del nostro monitoraggio.

QUESTO RISULTATO È STATO POSSIBILE GRAZIE ALLA MOBILITAZIONE DI CENTINAIA DI ORGANIZZAZIONI.
Il percorso legato alle richieste formali è stato importante tanto quanto la campagna pubblica che ha visto protagoniste centinaia di associazioni e organizzazioni della società civile, riunite nelle sigle Dati bene comune e Osservatorio civico PNRR. Il rilascio dei dati da parte del governo è la dimostrazione plastica che la mobilitazione paga.
Oggi quindi siamo di fronte al salto di qualità di un progetto di monitoraggio importante per la nostra fondazione. Un lavoro necessario per valutare in modo indipendente, basato sui numeri, il Pnrr. E che necessita del sostegno di tutti per mantenere un’autonomia slegata dalla politica e dall’opinionismo delle parti che troppo spesso inquina il dibattito pubblico.

“FIN DAL 2021, anno di approvazione del piano, abbiamo lavorato affinché venisse fatta più luce possibile sull’andamento di investimenti e riforme. Non è possibile valutare compiutamente questa ingente mole di risorse se non c’è la minima trasparenza. La chiediamo da sempre e continueremo a farlo fino alla fine”, afferma Vittorio Alvino, presidente della Fondazione Openpolis.
SPESO UN TERZO DEI FINANZIAMENTI
Ma perché sono così importanti i dati sulla spesa? Perché ci danno la misura quantitativa dello stato dell’arte dei progetti del Pnrr. Ci dicono quanto e dove è stato effettivamente investito finora in un piano che, secondo le previsioni, dovrebbe cambiare il volto dell’Italia.
Al 13 dicembre scorso, data dell’ultimo rilascio trimestrale dei dati su Italia Domani, la spesa effettiva delle risorse ammontava a 58,6 miliardi di euro, meno di un terzo del totale previsto dal piano, pari a 194,4 miliardi.

30,14% DELLE RISORSE DEL PNRR PREVISTE È STATO SPESO, AL 13 DICEMBRE 2024.
La percentuale di spesa è molto simile a quella dei pagamenti effettuati per i singoli progetti nel loro complesso. Questa rappresenta un’altra novità di OpenPNRR. Differisce leggermente dalla spesa perché quest’ultima, aggregata a livello di misura, è comunicata al governo direttamente dalle amministrazioni titolari dell’investimento. Mentre i dati sui pagamenti, relativi ai singoli progetti, arrivano dai rispettivi soggetti attuatori.
In entrambi i casi, tuttavia, siamo in grado di dire che abbiamo speso meno di un terzo delle risorse a meno di due anni dal termine del piano, previsto per metà 2026, e tre anni e mezzo dall’approvazione dello stesso, nel luglio 2021.
Si tratta d’una conferma, rispetto alle difficoltà e ai ritardi che abbiamo denunciato negli ultimi mesi, che contraddice il tono trionfalistico sul Pnrr della presidente del consiglio Giorgia Meloni e dell’ex ministro Raffaele Fitto, oggi diventato commissario europeo.

QUANTO SARÀ IMPATTANTE IL PNRR PER L’ECONOMIA E LA SOCIETÀ ITALIANA?
Certo, l’avanzamento di questo importante programma di investimenti non è omogeneo in tutte le misure, agli ambiti e ai territori. Per questo, attraverso OpenPNRR, è possibile monitorare lo stato dell’arte di ogni singolo progetto e territorio, per capire dove ci si trova in difficoltà e dove a buon punto rispetto alla programmazione iniziale.

COME NEL PASSATO, È POSSIBILE FARLO IN MODO PERSONALIZZATO, ISCRIVENDOSI GRATUITAMENTE E RICEVENDO VIA MAIL AGGIORNAMENTI COSTANTI SUI PROGETTI CHE SI È SCELTO DI MONITORARE.
Nelle prossime settimane pubblicheremo un’analisi più dettagliata dell’avanzamento della spesa del Pnrr, alla luce di questi nuovi dati. È importante analizzare gli eventuali ritardi negli investimenti, per comprendere come vengono impiegati i fondi e quindi valutare se e quanto realmente saranno impattanti per il futuro dell’economia e della società italiana.

IL NOSTRO OSSERVATORIO SUL PNRR
Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.
*(Fonte: redazione, OpenPNRR)

 

06 – I DATI AGGIORNATI SULLA SPESA DEI FONDI PNRR CONFERMANO LE DIFFICOLTÀ E I RITARDI – UNA RECENTE RELAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI CONFERMA CHE MOLTI INTERVENTI SONO IN RITARDO E CHE C’È BISOGNO DI RECUPERARE IL TEMPO PERSO. PER QUESTO SI È RESA NECESSARIA ANCHE UN’ULTERIORE RIPROGRAMMAZIONE DELLA SPESA. (*)

SECONDO LA CORTE DEI CONTI, AL 30 SETTEMBRE, SONO STATI SPESI CIRCA 57,7 MILIARDI DI EURO. APPENA IL 30% DEI FONDI PNRR TOTALI.
NEL BIENNIO 2025-2026 SI PREVEDE DI SPENDERE OLTRE 17 MILIARDI IN PIÙ RISPETTO ALLA PROGRAMMAZIONE ORIGINARIA.
IN 79 CASI SU 100 IL LIVELLO DI SPESA GIÀ SOSTENUTA È INFERIORE AL 25%.
La rendicontazione dei progetti è ancora nelle fasi iniziali. Il governo ha adottato delle misure per velocizzare le erogazioni ma questo può comportare problemi.
Nelle scorse settimane il governo ha incassato il via libera preliminare da parte della commissione europea all’erogazione della sesta rata di fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Si tratta di un traguardo importante, subordinato a tutta una serie di controlli che permettono di comprendere lo stadio attuale del piano. Ma la verifica sul rispetto delle scadenze non rappresenta in questa fase un indicatore particolarmente significativo per valutare se ci sono eventuali criticità o ritardi. Questo perché il Pnrr è stato modificato per ben 4 volte e in molti casi gli obiettivi da raggiungere sono stati posticipati o rivisti al ribasso.
Un elemento molto più utile per valutare lo stato di avanzamento dei vari progetti finanziati con il piano è quello della spesa sostenuta finora. Il suo incremento infatti dovrebbe indicare un avanzamento delle procedure legate alle opere che si intende realizzare. Su questo fronte purtroppo i dati disponibili sono ancora molto scarsi. Per questo abbiamo presentato anche una specifica richiesta di accesso agli atti (Foia) a cui però è arrivata una risposta insoddisfacente.
Tuttavia una recente relazione della corte dei conti fornisce una serie di indicazioni utili a ricostruire un quadro aggiornato. Dal documento emerge come, al 30 settembre 2024, i fondi spesi fossero circa il 30% delle risorse totali assegnate all’Italia.

57,7 MILIARDI € I FONDI DEL PNRR GIÀ SPESI.
La corte evidenzia come, a seguito dell’ennesima revisione del piano, ci sia stata anche la necessità di una ulteriore riprogrammazione della spesa. Di conseguenza, l’erogazione di una parte dei fondi inizialmente prevista per quest’anno è stata posticipata al biennio 2025-2026.
Da ciò emerge con evidenza lo sforzo richiesto negli ultimi semestri del PNRR a tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione delle iniziative progettuali, al fine di assicurarne la finalizzazione nei tempi previsti.
– CORTE DEI CONTI, RELAZIONE SULLO STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (DICEMBRE 2024)
I FONDI SPESI E LA NUOVA PROGRAMMAZIONE
Le norme in materia di Pnrr prevedono che la corte dei conti rediga una relazione sullo stato di avanzamento del piano con cadenza semestrale. A questo fine i giudici contabili hanno la possibilità di addire i soggetti coinvolti e hanno anche accesso al sistema Regis, la piattaforma dedicata alla rendicontazione del Pnrr e riservata ai soli addetti ai lavori. Sulla base delle informazioni raccolte la corte ha potuto così delineare come si sviluppa il nuovo quadro programmatico della spesa.
In base ai dati presenti sul sistema Regis a inizio novembre, si può notare un ulteriore slittamento in avanti di una parte delle spese precedentemente previste per il biennio 2023-2024 per un totale di circa 2,4 miliardi di euro. A seguito di questa ennesima revisione, si prevede un incremento della spesa di circa 1,2 miliardi nel 2025 e 680 milioni nel 2026. Confrontando questa nuova programmazione con quella originaria emerge come nel biennio 2023-2024 la spesa ipotizzata inizialmente sia stata rivista al ribasso in maniera particolarmente significativa.

-12,9 MLD € LA RIDUZIONE DELLA SPESA DEI FONDI PNRR NEL BIENNIO 2023-2024 RISPETTO ALLA PROGRAMMAZIONE ORIGINARIA.
A ciò si aggiunge una riduzione anche nelle annualità precedenti, tutte da recuperare nei due anni conclusivi del piano. Rispetto a quanto previsto inizialmente infatti si prevede di spendere ben 8,3 miliardi in più nel 2025 e 8,9 miliardi nel 2026.
Per quanto riguarda i dati sulla spesa sostenuta finora, la corte riporta che nei primi 9 mesi dell’anno c’è stato un incremento di 12,6 miliardi rispetto al dicembre 2023. Tale ammontare rappresenta circa il 30% rispetto alla programmazione rivista presente attualmente sul sistema Regis.
CIÒ SIGNIFICA CHE, IN TEORIA, NELL’ULTIMO TRIMESTRE DELL’ANNO SI DOVREBBERO RIUSCIRE A SPENDERE BEN 29,5 MILIARDI DI EURO.
A questo proposito però occorre sottolineare che il governo nel documento programmatico di bilancio (Dpb) ha ulteriormente rivisto al ribasso le stime. In base a questo documento infatti il livello di spesa raggiunto attualmente sarebbe pari a circa il 60% di quanto previsto per l’anno in corso. Dunque l’aspettativa sarebbe quella di riuscire a spendere un totale di circa 21 miliardi nel 2024.

8,4 MLD € I FONDI PNRR CHE IL GOVERNO CONTA DI RIUSCIRE A SPENDERE NELL’ULTIMO TRIMESTRE DELL’ANNO SECONDO LE INDICAZIONI CONTENUTE NEL DPB.
Ciò però comporterebbe una ulteriore revisione rispetto alla programmazione della spesa contenuta in Regis e un ennesimo aumento degli obiettivi da raggiungere nel biennio 2025-2026.

DOVE SI CONCENTRANO I FONDI GIÀ EROGATI
La relazione della corte dei conti fornisce ulteriori dati sulla spesa sostenuta, aggregati per missione e componente del Pnrr. Considerando la nuova programmazione 20-24, sono gli investimenti contenuti nella missione 3 (dedicata alle infrastrutture e alla mobilità) quelli che fanno registrare il tasso di avanzamento più elevato. Parliamo dell’87% di fondi già erogati a fronte di quanto programmato. Dato che sale al 92% se consideriamo gli investimenti ferroviari raccolti nella componente 2. Si deve però rilevare come, a livello complessivo, la spesa sostenuta rappresenti appena il 37% rispetto al totale delle risorse assegnate per questo tipo di interventi. Anche su questo fronte peraltro, le difficoltà non sono mancate.

A CHE PUNTO SONO LE GRANDI INFRASTRUTTURE FINANZIATE DAL PNRR.
Sempre con riferimento alla programmazione 20-24, risultano in stato particolarmente avanzato anche la prima missione dedicata a digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (70%) e la seconda dedicata alla transizione ecologica (68%). Nel primo caso a trainare la spesa sono stati principalmente gli investimenti della componente 2 (Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo) con un tasso di avanzamento del 77%. Nel secondo caso invece risulta particolarmente elevata la spesa per gli investimenti della componente 3 (efficienza energetica e riqualificazione degli edifici) che raggiunge addirittura il 97%.

LA SPESA DEI FONDI PNRR È TRAINATA DAI CREDITI D’IMPOSTA.
A incidere particolarmente su questi dati sono i fondi erogati attraverso i crediti d’imposta, come Superbonus e Transizione 4.0. La corte fa notare che se si escludessero dal conteggio queste due misure la percentuale di completamento per la missione 1 scenderebbe al 40% mentre per la missione 2 al 37%.
L’accentuazione dell’incidenza dei contributi alle imprese, in particolare di quelli consistenti nei crediti d’imposta, potrebbe imprimere maggiore velocità alla realizzazione della spesa, imponendo però l’esigenza di garantire un attento monitoraggio nella ripartizione territoriale dei fondi, al fine di preservarne un’adeguata fruizione anche alle aree meridionali.

– CORTE DEI CONTI, RELAZIONE SULLO STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (MAGGIO 2024)
Gli investimenti contenuti nella missione 5 (Inclusione e coesione) sono quelli che presentano lo scostamento più significativo rispetto al cronoprogramma 20-24. Parliamo di una spesa sostenuta pari al 27% rispetto a quanto previsto per l’anno corrente. Percentuale che scende all’11% considerando l’importo totale delle risorse disponibili. Le missioni 4 (Istruzione e ricerca) e 6 (Salute) hanno un livello di allineamento rispettivamente del 60% e del 68%. In entrambi i casi, tuttavia, parliamo di dati particolarmente bassi rispetto alla dotazione finanziaria totale. Si tratta rispettivamente del 25% e del 14%.

LA SPESA DEI FONDI PNRR È INFERIORE AL 25% IN 8 CASI SU 10
Il livello di spesa sostenuta per gli investimenti del Pnrr suddivisi in componenti
Questo contenuto è ospitato da una terza parte. Mostrando il contenuto esterno accetti i termini e condizioni di flourish studio.
A livello di singole misure con dotazione finanziaria, la corte rileva che nel 79% dei casi il tasso di avanzamento complessivo risulta essere inferiore al 25%. Solamente il 13% delle misure si colloca a un livello di avanzamento compreso tra il 25% e il 50%. Solo l’8% degli investimenti si trova a un livello ancora superiore.

57% IL COMPLESSO DI MISURE DEL PNRR CON UNA DOTAZIONE FINANZIARIA IL CUI LIVELLO DI SPESA GIÀ SOSTENUTA È INFERIORE AL 10%.
La rendicontazione della spesa
Altri dati interessanti che emergono dalla relazione della corte dei conti sono quelli relativi alla rendicontazione delle spese sostenute. Un passaggio fondamentale per i soggetti attuatori al fine di ottenere i fondi assegnati. Tale attività costituisce la fase conclusiva di ciascuna spesa (parziale o totale che sia) e consiste nell’invio della documentazione a supporto dei pagamenti disposti. Eventuali criticità o ritardi in questa fase possono rappresentare un problema per quei soggetti che hanno anticipato i fondi con risorse proprie. Perciò è molto importante analizzare anche questi dati. I controlli sono a carico delle amministrazioni centrali titolari della specifica misura e si distinguono in:
• Formali (su tutti i progetti): verifica della correttezza e completezza dei dati e della documentazione amministrativa, tecnica e contabile inviata;
• Sostanziali (anche a campione) circa la regolarità delle spese e delle relative procedure rendicontate dagli attuatori.
Se l’esito dei controlli è positivo, i rendiconti sono trasmessi all’ispettorato generale per il Pnrr del ministero dell’economia. Quest’organo aggrega i rendiconti per misura e dispone l’erogazione dei pagamenti. Inoltre esegue specifici controlli su base campionaria focalizzati sui profili del conflitto di interessi e del rischio di doppio finanziamento.

LA RENDICONTAZIONE DELLE SPESE SI TROVA ANCORA IN UNA FASE INIZIALE.
L’analisi delle informazioni disponibili su Regis restituisce un quadro in cui la rendicontazione si trova ancora in una fase iniziale. Infatti, alla data del 17 luglio, risultavano ultimati 4.775 rendiconti di progetto da parte dei soggetti attuatori (i progetti finanziati attualmente sono oltre 260mila). Questi rendiconti sono legati principalmente a investimenti contenuti nella missione 1 (32%) e nella missione 4 (26%). Ciò comporta che tali istanze sono soggette principalmente ai controlli dei ministeri della cultura (26%), dell’istruzione (22%) e del dipartimento per lo sport (10%).
Oltre la metà (52%) dei rendiconti predisposti dai soggetti attuatori devono ancora passare al vaglio delle amministrazioni titolari competenti. C’è poi un 23% di progetti che si trova nella fase della verifica formale mentre solo l’1% si trova alla fase della verifica sostanziale. Scomponendo l’iter di controllo tra verifiche formali e sostanziali, va sottolineato come le prime, necessarie su tutti i rendiconti, abbiano assorbito gran parte delle tempistiche di approvazione con circa 73 giorni, a fronte dei 19,4 mediamente impiegati per i controlli sostanziali.

RENDICONTATI MENO DI 5MILA PROGETTI PNRR
LO STATO DEI PROGETTI PNRR PER CUI È GIÀ INIZIATO L’ITER DI RENDICONTAZIONE, SUDDIVISI PER AMMINISTRAZIONE TITOLARE
A livello di amministrazioni titolari emergono risultati molto disomogenei, anche influenzati dal numero di rendiconti di competenza. Fanno registrare dati superiori alla media il ministero del lavoro (quasi 8 mesi per un solo rendiconto), quello delle infrastrutture (oltre 6 mesi per 38 rendiconti), quello della cultura (poco meno di 4 mesi, ma per 607 rendiconti) e quello della salute (più di 3 mesi per 89 rendiconti).

LE CAUSE DELLE DIFFICOLTÀ NEI CONTROLLI
La corte ha anche svolto degli approfondimenti in merito alle difficoltà incontrate dalle amministrazioni titolari che hanno fatto registrare tempi superiori alla media. Il primo elemento che emerge è il numero molto consistente delle rendicontazioni presentate, a cui si associa spesso uno scarso livello di adeguatezza compilativa. Anche l’eterogeneità dei soggetti attuatori coinvolti (che può variare da strutture interne ai ministeri a società pubbliche e private, a enti locali e organizzazioni profit e no profit) ostacola la celerità dei controlli soprattutto nella fase iniziale. Le amministrazioni consultate hanno poi sottolineato il fatto che i soggetti attuatori spesso presentano rendiconti con importi molto ridotti (spezzettando quindi le richieste anziché presentarne una univoca), aggravando ulteriormente il lavoro delle strutture preposte al controllo.
Altro fattore che incide negativamente sulla capacità di gestire le attività di verifica delle spese è la forte carenza di personale. Tutte le amministrazioni in esame hanno infatti evidenziato penuria di organico negli uffici di rendicontazione e controllo, con conseguente allungamento delle tempistiche.
Le difficoltà nella rendicontazione sono dovute alla carenza di personale e all’inadeguatezza della documentazione.
Per far fronte alle carenze documentali e alla difficoltà dei soggetti attuatori di rispondere alle richieste di integrazione, sono state avviate attività formative e di affiancamento. Al fine, invece, di sopperire alla mancanza di personale dedicato alle attività di controllo, in alcuni casi, sono state avviate procedure per il reclutamento di esperti. In altri casi invece l’amministrazione sta verificando la possibilità di attingere a servizi di assistenza tecnica, anche con il coinvolgimento di soggetti esterni.
Inoltre, per velocizzare le erogazioni il governo è intervenuto con un decreto legge, il 113/2024. In sintesi, al fine di garantire ai soggetti attuatori la liquidità necessaria alla realizzazione degli interventi, le amministrazioni titolari sono autorizzate a erogare fino al 90% del costo dell’intervento a carico del Pnrr entro 30 giorni dalla data di presentazione della richiesta. Le verifiche e i controlli sulla documentazione giustificativa saranno concentrati nella fase finale della procedura, prima dell’erogazione del saldo.

Se, da un lato, tale intervento di semplificazione accelera i flussi di cassa per il finanziamento dei progetti del PNRR, dall’altro rischia di determinare un accumulo dei controlli sulle rendicontazioni nella fase finale della spesa, aumentando le eventualità di rettifiche di spese già oggetto di rimborso.

– CORTE DEI CONTI, RELAZIONE SULLO STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (DICEMBRE 2024)
Il nostro osservatorio sul Pnrr
Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.
*(FONTE: Elaborazione Openpolis su dati corte dei conti e presidenza del consiglio dei ministri, ultimo aggiornamento: lunedì 30 settembre 2024)

 

 

 

Views: 89

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.