n°37 – 14/09/24 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – La Marca (PD) trasmette al MIT una prima bozza di trattativa sul reciproco riconoscimento di delle patenti di guida con lo Stato di New York
02 – Teresa Barone*: Pensioni INPS pagate all’estero: addio assegni, accredito su IBAN. Europa e Regno Unito, da dicembre per Canda e USA
03 – Anna Fabi *: pensioni estere: verifiche Inps per i pagamenti 2024-2025 – pensioni Inps attestazioni in vita pensionati con residenza estera.
04 – Chiara Cruciati*: «L’Onu ha fallito. Gli Usa facciano vere pressioni» – Davanti agli occhi. L’Intervista al segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres. Il 23 marzo 2024, di fronte al valico di Rafah, Antonio Guterres aveva confessato al mondo l’impotenza sua e dell’istituzione più alta del pianeta, le Nazioni unite.
05 – Alfiero Grandi*: Un altro Borrell No. L’Europa ritrovi il suo ruolo per la pace. L’alto rappresentante per la politica estera europea Borrell (titolo altisonante ma senza un ruolo corrispondente) non si farà rimpiangere quando tra qualche settimana lascerà il suo mandato

 

 


01 – La Marca (PD)*: TRASMETTE AL MIT UNA PRIMA BOZZA DI TRATTATIVA SUL RECIPROCO RICONOSCIMENTO DI DELLE PATENTI DI GUIDA CON LO STATO DI NEW YORK

Dopo le numerose sollecitazioni che la Senatrice La Marca ha avanzato nei confronti del Dipartimento dei Trasporti (DMV) dello Stato di New York, vi è stato un primo scambio proficuo. Il Dipartimento ha risposto in modo interessato alla richiesta di stabilire un accordo tra le due giurisdizioni, Italia e New York, in materia di riconoscimento reciproco delle patenti di guida.
Quest’ultimo ha trasmesso all’ufficio della Senatrice una prima bozza per valutare le attuali condizioni e le attuali regolamentazioni delle patenti di guida nei due diversi Stati. La Senatrice si è attivata immediatamente, trasmettendo subito i contenuti tecnici al Viceministro dei Trasporti italiano, Galeazzo Bignami, chiedendo un confronto.
“La risposta del Dipartimento dei Trasporti dello Stato di New York è un primo passo importante per quella che considero una priorità del mio impegno politico, la stipula del riconoscimento reciproco delle patenti di guida tra l’Italia e lo stato di New York, anche grazie alle sollecitazioni da parte dei nostri connazionali residenti in quello Stato che ringrazio”.
“Fino ad oggi, ahimè, nessuna risposta alla mia interrogazione datata 16 luglio 2024 (https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=19&id=1423205) da parte di questo Governo”, ha proseguito la Senatrice. “Il primo passo è stato compiuto – voglio soltanto sperare che il Viceministro Bignami accolga la mia sollecitazione ad un incontro per rispondere alle questioni tecniche poste del DMV dello Stato e lavorare insieme per portare a casa questo importante risultato”.
*(Sen. Francesca La Marca – 3ª Commissione – Affari Esteri e Difesa – Electoral College – North and Central)

 

02 – Teresa Barone*: PENSIONI INPS PAGATE ALL’ESTERO: ADDIO ASSEGNI, ACCREDITO SU IBAN. EUROPA E REGNO UNITO, DA DICEMBRE PER CANDA E USA.
L’INPS ELIMINA LA MODALITÀ DI PAGAMENTO DELLE PENSIONI EROGATE ALL’ESTERO TRAMITE ASSEGNO, SEGUENDO UN PROGRESSIVO PERCORSO DI ABOLIZIONE DI QUESTO MEZZO DI VERSAMENTO DELLE PRESTAZIONI. LO STOP ALLO STRUMENTO DELL’ASSEGNO È DOVUTO AL FATTO CHE TALE OPZIONE PUÒ DETERMINARE FREQUENTI RITARDI E PROBLEMI DI SPEDIZIONE CHE COMPROMETTONO LA REGOLARITÀ DEI VERSAMENTI STESSI.

VEDIAMO COSA CAMBIA, PER QUALI PENSIONATI E CON QUALI SCADENZE.

Indice
Le novità per le pensioni pagare all’estero
Stop assegni per la pensione INPS in Canada e USA
Come viene pagata la pensione a chi risiede in Europa
I PAESI CHE NON SUBISCONO MODIFICHE
LE NOVITÀ PER LE PENSIONI PAGARE ALL’ESTERO
La novità riguarda tutti i paesi europei. Il pagamento della pensione INPS all’estero tramite assegno è già stato interrotto per i pensionati italiani che risiedono in Australia e Tunisia ma anche in Austria e Belgio. Da luglio anche in Europa e Regno Unito. Nei prossimi mesi tocca a Canada e Stati Uniti.
Di conseguenza, l’Istituto di Previdenza Nazionale ha avviato una campagna informativa rivolta ai pensionati residenti all’estero, tenuti a fornire i dati necessari per un canale alternativo di pagamento.
Il contratto che regola i rapporti tra l’INPS e Citibank (gestore del servizio pensioni al di fuori dell’Italia) prevede infatti che i pagamenti siano eseguiti con mezzo accredito su conto corrente intestato al pensionato oppure, se possibile, in contanti allo sportello.
In pratica, tutti coloro i quali risiedono all’estero e che finora hanno ricevuto l’accredito della pensione e di altri trattamenti INPS tramite assegno, devono comunicare i propri dati bancari per finalizzare il pagamento con la nuova modalità.
Stop assegni per la pensione INPS in Canada e USA
Dopo i pensionati residenti in Tunisia, Australia ed Europa, anche quelli di Stati Uniti e in Canada riceveranno da Citibank un modulo per acquisire i dati bancari per i futuri pagamenti, da compilare e restituire entro il 15 dicembre 2024, allegando copia di un documento d’identità e un qualsiasi documento recente della banca estera con le coordinate bancarie locali per ’accredito (con l’indicazione dell’intestatario ed eventuale cointestatario del conto).
In caso di mancato invio delle comunicazioni per la variazione della modalità di pagamento, si può comunque contattare il Servizi o Ciibank di assistenza utilizzando l’indirizzo di posta elettronica inps.pensionati@citi.com oppure i seguenti numeri:

+39 02 6943 0693
877 412 0544 (per i residenti in Canada);
1 877 489 7624 (per i residenti negli Stati Uniti).
In alternativa è possibile rivolgersi ai servizi dei locali Uffici di patronato o alla casella di posta elettronica PensioniEstero@inps.it della Direzione centrale Pensioni INPS.

In caso di mancata risposta, il pagamento della rata di gennaio 2025 avverrà in contanti allo sportello delle agenzie Western Union.
Come viene pagata la pensione a chi risiede in Europa
Citibank N.A., incaricata della gestione finanziaria delle pensioni all’estero, al momento prevede come modalità di pagamento l’accredito su conto corrente bancario intestato al pensionato;
Citibank ha provveduto a inviare ai pensionati all’estero un modulo ad hoc per acquisire i dati bancari (BIC e IBAN, Sort Code e numero di conto per il Regno Unito) e nominativi di intestatario ed eventuale co-intestatario del conto, che doveva essere restituito entro il 15 giugno allegando copia del documento d’identità del richiedente.
Da luglio, in assenza della consegna del modulo, il pagamento della pensione è disposto presso gli sportelli Western Union. Sempre dal 1° luglio, Citibank converte la precedente modalità di pagamento in quella in contanti presso gli sportelli di Western Union anche per le rate di pensione di nuova liquidazione o quelle per le quali sia stato richiesto il trasferimento all’estero, fino a diversa scelta da parte del pensionato.

PER ASSISTENZA:
Servizio Citibank: inps.pensionati@citi.com; +39 02 6943 0693; numeri verdi per ciascun paese (www.citibank.com/tts/sa/inps/useful_links.html )
Direzione centrale Pensioni: PensioniEstero@inps.it

I PAESI CHE NON SUBISCONO MODIFICHE
RESTANO IN VIGORE LE PRECEDENTI REGOLE SPECIFICHE PER ALCUNI PAESI.
In Argentina e Brasile il pagamento della prima rata di pensione avviene tramite sportello del Banco Itaù, per poi indicare in tale occasione le coordinate per l’accredito bancario. Per la pensione su conto corrente in Svizzera, il pensionato deve comunicare a Citibank anche la valuta con la quale intende ricevere pagamenti (euro o franchi svizzeri).
Per la riscossione in contanti allo sportello, nella maggior parte dei paesi esteri l’INPS si appoggia a Western Union. In Argentina e Brasile a Banco Itaù e in Venezuela e Svizzera rispettivamente da Italcambio e PostFinance.
Anche in Argentina, Brasile, Venezuela e Svizzera il pensionato può richiedere il pagamento presso Western Union.
*(Fonte: PMI.it – Teresa Barone – giornalista)

 

03 – Anna Fabi *: PENSIONI ESTERE: VERIFICHE INPS PER I PAGAMENTI 2024-2025 – PENSIONI INPS ATTESTAZIONI IN VITA PENSIONATI CON RESIDENZA ESTERA.

Verifica esistenza in vita per pensionati all’estero: pagamenti sospesi da marzo 2025 senza attestazione entro i termini.
L’INPS ha avviato la seconda fase della campagna di accertamento dell’esistenza in vita per i pensionati residenti all’estero, ai fini del corretto pagamento delle prestazioni pensionistiche.
Dopo la prima fase, che ha coinvolto i pensionati residenti in America, Asia, Estremo Oriente e Paesi dell’Est Europa, a partire dal 20 settembre 2024 saranno interessati coloro che risiedono in Europa, Africa e Oceania (ad eccezione dei Paesi scandinavi e dell’Est Europa già verificati).

INDICE
PENSIONATI INPS ALL’ESTERO: ADEMPIMENTI E SCADENZE
PENSIONATI ESCLUSI DALLA VERIFICA
CASI PARTICOLARI E ASSISTENZA
PENSIONATI INPS ALL’ESTERO: ADEMPIMENTI E SCADENZE

La gestione dell’intero processo è affidata a Citibank N.A., che invierà le richieste di attestazione dell’esistenza in vita ai pensionati. La documentazione dovrà essere restituita entro il 18 gennaio 2025, pena la sospensione dei pagamenti a partire dalla rata di marzo 2025.
La campagna in atto prevede che l’invio della documentazione sia redatta in più lingue a seconda del Paese di residenza del pensionato, compreso un modulo standard di attestazione. Il form dovrà essere compilato, firmato, accompagnato da una copia di un documento d’identità valido e autenticato da un “testimone accettabile” (un rappresentante di ambasciata, consolato o autorità locale abilitata).
In assenza di risposta, l’INPS prevede di trasferire temporaneamente il pagamento delle pensioni agli sportelli Western Union, dove i pensionati potranno riscuotere personalmente le loro rate, fornendo una prova di esistenza in vita valida. In caso di mancato ritiro presso Western Union entro il 19 febbraio 2025, i pagamenti saranno sospesi a partire dalla mensilità di marzo.

PENSIONATI ESCLUSI DALLA VERIFICA
Alcune categorie di pensionati sono escluse dalla procedura generalizzata di verifica, semplificando il processo in ottica amministrativa.
Nello specifico, si tratta di pensionati i cui dati vengono scambiati mensilmente con istituti previdenziali di alcuni Paesi con cui l’INPS ha stipulato accordi di collaborazione per lo scambio telematico di informazioni. Tra questi:

GERMANIA E SVIZZERA: scambio di informazioni con Deutsche Rentenversicherung (DRV) e Ufficio Centrale di Compensazione (UCC).
FRANCIA: collaborazione con la Caisse Nationale d’Assurance Vieillesse (CNAV).
AUSTRALIA: dati gestiti tramite Centrelink.
BELGIO: accordo con il Service fédéral des Pensions (SFP).
PAESI BASSI: scambi con Sociale Verzekeringsbank (SVB) e Uitvoeringsinstituut Werknemersverzekeringen (UWV).
Inoltre, anche i pensionati che hanno riscosso almeno una rata di pensione tramite Western Union recentemente non dovranno presentare ulteriore prova di esistenza in vita, così come quelli già sospesi da Citibank per mancata attestazione negli anni precedenti.

CASI PARTICOLARI E ASSISTENZA
Per chi si trova in condizioni di salute precarie o è ospite in istituti di riposo, sono previste modalità alternative di attestazione, con l’intervento del medico curante o dei responsabili degli istituti. La procedura consente anche di richiedere assistenza attraverso Patronati o rappresentanze consolari.
Il modulo dovrà essere compilato e sottoscritto da uno dei seguenti soggetti e restituito a Citibank N.A. unitamente alla documentazione supplementare sottoelencata:

SOGGETTO ATTESTANTE DOCUMENTAZIONE SUPPLEMENTARE
Un funzionario dell’Ente pubblico o privato in cui è localizzata la residenza del pensionato
Una dichiarazione recente su carta intestata dell’Ente che conferma, sotto la propria esclusiva responsabilità, che il pensionato risieda nell’Istituzione e sia in vita
Il medico responsabile delle cure del pensionato
Una dichiarazione recente su carta intestata del medico che conferma, sotto la propria esclusiva responsabilità, che il pensionato sia in vita e impossibilitato a seguire la procedura standard
Il procuratore o il tutore legale del pensionato Una copia autenticata dell’atto di conferimento della tutela o della procura di data recente e debitamente timbrata o di una sentenza di nomina del tribunale
Per facilitare il processo, Citibank ha predisposto un servizio di assistenza online e telefonico.
Inoltre, grazie a un sistema telematico avanzato, i pensionati residenti in Australia, Canada, Regno Unito e Stati Uniti possono attestare la propria esistenza in vita attraverso un portale dedicato, riducendo i tempi e le difficoltà burocratiche.
Tutti i dettagli sono disponibili nel Messaggio INPS n. 3006 dell’11 settembre 2024.
*(Anna Fabi, Esperta di Economia, Fisco e Information Technology, scrive da anni di attualità legata al mondo delle piccole e medie impresa)

 

04 – Chiara Cruciati*: «L’ONU HA FALLITO. GLI USA FACCIANO VERE PRESSIONI» – DAVANTI AGLI OCCHI. L’INTERVISTA AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE ANTONIO GUTERRES.

IL 23 MARZO 2024, DI FRONTE AL VALICO DI RAFAH, ANTONIO GUTERRES AVEVA CONFESSATO AL MONDO L’IMPOTENZA SUA E DELL’ISTITUZIONE PIÙ ALTA DEL PIANETA, LE NAZIONI UNITE.
Camicia grigia, i capelli bianchi spettinati dal vento, alle spalle un valico di frontiera vuoto e a poca distanza migliaia di camion di aiuti umanitari fermi in mezzo al deserto, aveva detto che lui e l’Onu non avevano «il potere di fermare la guerra, chiediamo quindi di farlo a chi quel potere ce l’ha».
Sei mesi dopo, non è cambiato niente, anzi a Gaza la situazione è peggiorata sotto i colpi incessanti dell’offensiva israeliana. E allora il segretario generale dell’Onu in un’intervista esclusiva ad al Jazeera si è detto consapevole che «il Consiglio di Sicurezza ha sistematicamente fallito nel fermare i più drammatici conflitti, Sudan, Gaza, Ucraina», ma poi si è rivolto a un attore in particolare, gli Stati uniti, affinché facciano pressioni reali su Israele per porre fine alla guerra. «Ma – ha aggiunto, quasi rispondendo a sé stesso – conosco abbastanza la politica americana per sapere che questo non accadrà».
A PROPOSITO poi della Cisgiordania, Guterres ha parlato di «occupazione illegale che deve finire», così da far nascere il futuro Stato di Palestina «con Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est». E a cui fa eco l’alto rappresentate degli Esteri per la Ue Josep Borrell: serve un nuovo «sforzo collettivo» per la pace e la soluzione a due stati. Un’idea che resiste nella diplomazia globale e in quella occidentale in particolare, che viceversa non è mai apparsa tanto surreale. Ieri la Spagna, tra i paesi che in Europa negli ultimi mesi hanno riconosciuto la statualità palestinese, ha ospitato un vertice con Norvegia e Slovenia e svariati paesi arabi e musulmani (dall’Egitto al Qatar, dall’Indonesia alla Turchia) per discutere dell’implementazione della soluzione a due stati.
NEI TERRITORI occupati, che quello Stato dovrebbero diventare, la violenza militare ha raggiunto livelli intollerabili. Nella notte tra giovedì e venerdì l’esercito israeliano si è ritirato da Tulkarem e Tubas lasciando interi quartieri letteralmente in macerie, come già avvenuto a Jenin. Dopo due settimane dall’inizio dell’operazione israeliana “Campi estivi”, il bilancio delle vittime è salito a 50 (21 a Jenin, 13 a Tubas, 12 a Tulkarem, tre a Jenin e una a Nablus), moltissimi giovani sotto i 25 anni, tanti di loro combattenti nei campi profughi.
A morire ieri è stato anche un dipendente dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, colpito da un cecchino mentre si trovava sul terrazzo della propria casa. «Si tratta della prima uccisione di un nostro membro in Cisgiordania da oltre dieci anni», ha scritto l’Unrwa su X. Non a Gaza: dei 300 operatori umanitari uccisi dall’esercito israeliano dal 7 ottobre nella Striscia, almeno 220 lavoravano per Unrwa.
IERI I RAID sono proseguiti in tutta l’enclave palestinese, con decine di uccisi. Ad al-Mawasi, fazzoletto di terra lungo la costa meridionale, zona «sicura» secondo le indicazioni dell’esercito israeliano che la colpisce comunque, è stata uccisa una famiglia di cinque membri, la Bardawil, tra loro due bambini. Nel quartiere Zeitoun di Gaza City è successo lo stesso: tre membri della famiglia Abu Zaid hanno perso la vita in un bombardamento israeliano che ha centrato la loro casa, ancora in piedi. La protezione civile ha recuperato un cadavere in un edificio nella zona orientale del campo profughi di Jabaliya, a nord.
Dall’altra parte della linea di demarcazione, in Israele, continuano le proteste di migliaia di persone perché il governo accetti l’accordo di cessate il fuoco e di scambio degli ostaggi con Hamas. Eppure il primo ministro Netanyahu non ne appare troppo scalfito: un nuovo sondaggio pubblicato dal quotidiano Ma’ariv dà il suo partito, il Likud, in salita nei consensi: prima forza parlamentare se si votasse oggi, con 24 seggi.
*(Chiara Cruciati – giornalista, scrive di Medio Oriente sulle pagine del quotidiano il manifesto.)

 

05 – Alfiero Grandi*: UN ALTRO BORRELL NO. L’EUROPA RITROVI IL SUO RUOLO PER LA PACE.L’ALTO RAPPRESENTANTE PER LA POLITICA ESTERA EUROPEA BORRELL (TITOLO ALTISONANTE MA SENZA UN RUOLO CORRISPONDENTE) NON SI FARÀ RIMPIANGERE QUANDO TRA QUALCHE SETTIMANA LASCERÀ IL SUO MANDATO.

Ha insistito anche a Cernobbio per spingere l’Italia a dare il consenso all’Ucraina per colpire il territorio russo con le armi fornite dalla Nato e dai singoli stati, Italia compresa.
Finora il Governo italiano ha prudentemente dichiarato che non è d’accordo con la richiesta ribadita, sempre a Cernobbio, da Zelensky. In questa impostazione le armi servono a difendere il territorio ucraino, non ad attaccare la Russia. È evidente che la differenza non è di quantità ma di qualità perché dare il via libera all’attacco in Russia con armi della Nato sarebbe un passo ulteriore, forse l’ultimo, nell’escalation che potrebbe portare al confronto diretto tra Nato e Russia, cioè alla guerra aperta, con i militari europei impegnati sul terreno nella guerra.
In sostanza il rischio è di passare da “aiutiamo l’Ucraina a difendersi” a combattere a fianco degli Ucraini. Qualcuno in Europa e non solo ne ha parlato, Zelensky preme da tempo per questa scelta, per ora senza esito ma siamo ormai abituati a slittamenti successivi nei limiti da rispettare, veri o falsi che siano, nell’uso delle armi fornite dalla Nato e dai paesi occidentali.
Naturalmente continuare a fornire armi non è una scelta indolore, ha coinvolto la Nato e i paesi che si sono impegnati a sostegno in una logica che ha fatto salire enormemente la tensione internazionale, ha diviso il mondo come nel peggiore periodo della guerra fredda, ha messo in crisi trattati sulle armi letali e sul nucleare, scarica sul sacrificio ucraino le conseguenze della guerra. Per l’Italia è discutibile che le scelte fin qui fatte siano coerenti con la Costituzione, certo non lo sarebbe autorizzare incursioni in territorio russo, in ogni caso la questione pace è stato poco più che un termine posticcio, una coda appiccicata. La pace deve tornare in campo, deve ridiventare centrale come prospettiva e obiettivo politico centrale.
Questo nulla toglie alle gravi responsabilità di Putin, non solo nell’invasione dell’Ucraina ma anche nella spinta alla lacerazione delle relazioni internazionali e nel fare un regalo a settori guerrafondai che non aspettavano altro. Oggi il pianeta ha aumentato la spesa in armamenti, sono aumentati i focolai di guerra, le soluzioni latitano perché i conflitti si autoalimentano, senza soluzioni accettabili ed accettate.
Le affermazioni di Borrell confermano purtroppo che la Commissione europea uscente non è capace di distinguere tra Unione Europea, che attualmente non si occupa secondo i trattati di conflitti, eserciti e armi. Non è nei poteri della Commissione europea parlare ed agire come se fosse la sezione europea della Nato.
Il ruolo della Nato è quello di un’alleanza militare, che dovrebbe essere, ma non è, difensiva, come indicano i trattati, sulla base dell’ormai famoso articolo 5 che prevede il soccorso degli alleati quando un componente dell’alleanza è aggredito. Ma l’Ucraina non fa parte della Nato e quindi non ha diritto di invocare l’articolo 5 del trattato, anche se il coinvolgimento dell’Ucraina nelle scelte militari è andato molto avanti, con la partecipazione a riunioni e decisioni, e il sostegno della Nato è andato molto avanti. Basta ricordare le dichiarazioni del segretario generale Stoltenberg, anch’egli in procinto di andarsene dall’incarico di segretario generale della Nato, che ha evocato posizioni simili a quelle di Borrell.
Borrell si schiera per togliere i vincoli all’Ucraina sull’uso degli armamenti – ricevuti da Usa e altri membri – in territorio russo. Tra qualche settimana Borrell non sarà più alto esponente della politica estera europea, quindi potrebbe essere più cauto, invece sente il bisogno di lasciare un segnale al successore.
Analogo atteggiamento quello del segretario generale della Nato Stoltenberg. Tra poche settimane lascerà l’incarico eppure si schiera a sostegno dell’invasione ucraina in Russia, a Kursk, sottovalutandone i contraccolpi politici e perfino l’opportunità militare di una simile scelta che infatti non ha cambiato i rapporti di forza sul terreno in Donbass, anzi induce al sospetto che l’iniziativa sia stata pre concordata.
È grave che passo dopo passo i limiti dichiarati invalicabili fino a poco prima vengano superati attraverso un protagonismo di quei paesi della Nato che spingono per forzare la mano e di conseguenza l’Ucraina si sente autorizzata a rivendicare continuamente nuove armi, in maggiore quantità e il superamento dei limiti precedenti di utilizzo. Senza che questo slittamento avvenga chiedendosi dove può portare questo continuo spostamento dei limiti da rispettare.
È giunto il momento di chiedersi se non è giunto il momento di una riflessione più di fondo che individui il modo per uscire dalla guerra in Ucraina bloccando i lutti e le distruzioni, per non parlare delle risorse impiegate negli armamenti anziché nella ricostruzione e nel contrasto al cambiamento climatico. È evidente che non si può imitare l’uscita americana dalla guerra in Afghanistan ma occorre dispiegare un’iniziativa ampia in grado di puntare al cessate il fuoco e alle trattative necessarie per arrivare, se possibile, alla pace. A meno che qualcuno pensi seriamente di imitare la guerra senza fine di Netanhyau.
Alcune immagini di questi giorni fanno impressione, i campi coltivati di mais servono ad ospitare carri armati e sistemi di lancio che non servono sicuramente alle coltivazioni e all’ambiente.
Non è in campo la proposta di attivare un dialogo di pace in una qualunque forma credibile per cercare di creare le condizioni per tregua e pace.
Tregua e pace non possono che avvenire con il protagonismo dei paesi in guerra, entrambi. La Russia ha aggredito l’Ucraina e questo non può essere dimenticato, l’Ucraina è stata aggredita ma ha certamente contato su un sostegno della Nato che potrebbe portare alla sua entrata diretta in guerra. Quindi ad un conflitto che non potrebbe escludere il disastro nucleare.
A favore della tregua e della pace c’è la stanchezza per una guerra fin troppo lunga che ha portato a lutti e disastri nelle infrastrutture di proporzioni incredibili. Contro c’è la coazione a ripetere della Nato e dei suoi protagonisti, di quello che Eishenower chiamava il complesso militare/industriale, nonché della Russia che si sta convertendo ad economia indirizzata alla guerra, tanto più che l’Ucraina paga pesantemente il prezzo, certamente più della Russia.
I gruppi dirigenti occidentali che hanno scelto di appoggiare l’Ucraina oggi sembrano prigionieri della scelta iniziale, incapaci di cercare e trovare una via d’uscita e parlano di altri miliardi di aiuti in armi e di sostegno militare senza chiedersi se proseguire il conflitto non porterà ulteriori e drammatici danni, compreso il pericolo nucleare.
Bloccare il conflitto usare la tregua per riordinare le idee, convocare una conferenza di pace sul modello di Helsinky, ripristinando il ruolo dell’Onu, questo consentirebbe di inserire le soluzioni in un quadro più ampio di reciproca sicurezza per tutti.
Anche gli Usa hanno proseguito la guerra in Afghanistan per 20 lunghi e terribili anni, poi hanno deciso di chiudere la partita visto che l’unico risultato di tanti errori è stato di far tornare i talebani al potere. Di più il disimpegno americano è stato drammatico, con una sostanziale fuga che ha abbandonato ai talebani i diritti delle donne, la sicurezza delle vite di tanti che avevano creduto nella possibilità di essere liberi in un destino diverso e finanche gli armamenti americani che sono oggi usati dai talebani.
Anziché proseguire per inerzia nella strategia di guerra, ripetendo fino allo sfinimento gli errori, occorre fermarsi e costruire le condizioni per un cessate il fuoco da cui fare scaturire coesistenza e condizioni per la pace.
I gruppi dirigenti europei debbono porsi il problema di come chiudere l’epoca dei Borrell e degli Stoltenberg e spingere gli Usa a costruire un diverso percorso verso la pace. Perché se Biden verrà ricordato per avere chiuso bruscamente all’inizio del suo mandato presidenziale un conflitto come l’Afghanistan verrà ricordato anche per averne lasciato aperti almeno due: Ucraina e Israele/Palestina. È sperabile che Kamala Harris vinca le presidenziali, visto il pericolo che Trump rappresenta per la democrazia, ma occorre anche creare le condizioni perché venga ascoltata l’opinione di chi vuole chiudere i conflitti, rilanciare trattative, coesistenza tra diversi, nuovi trattati per ridurre armi convenzionali e nucleari. Insomma per riprendere la via che in passato era sembrata possibile e che oggi è stata smarrita.
Un primo contributo in questa direzione potrebbe essere che nell’esaminare i singoli commissari europei il parlamento si esprima nelle domande e nei giudizi con chiarezza per chiudere l’epoca dei Borrell e iniziarne una nuova. Il ruolo degli alleati non può essere quello di gareggiare nella fedeltà acritica, ma deve essere quello di convincere a non insistere negli errori ma di aprire nuovi scenari e nuove iniziative e l’Europa può svolgere questo ruolo a condizione che recuperi la sua autonomia.
*(da STRISCIA ROSSA di Alfiero Grandi – è un politico e sindacalista italiano)

 

 

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