20060928 13:11:00 webmaster
Oggi il meeting con i risultati della ricerca per il progetto ”Area umanitaria – Operatori di pace e Mediatori interculturali”. Tra i temi: profili professionali, formazione, prospettive di lavoro e contesti normativi
ROMA – “I recenti accadimenti internazionali continuano a riproporre, d’attualità, il tema delle missioni di pace e di aiuto umanitario, quello di un equilibrato rapporto tra interventi civili e militari, della capacità (professionale) nel facilitare il ristabilimento di un clima di fiducia fra le parti belligeranti. L’attualità, insomma, della costituzione di quei ‘Corpi civili europei di pace’ proposti già nel 1993 da Alexander Langer e fatti propri da una risoluzione del Parlamento Europeo nel 1996”.
Così il Centro studi difesa civile di Roma (Csdc) introduce “l’attualità” – appunto – di una riflessione sulla formazione degli Operatori di pace e dei Mediatori interculturali: riflessione da cui è nata l’idea del progetto interregionale “Area umanitaria – Operatori di pace e Mediatori interculturali” – di cui il Centro è capofila – e che prevede interventi finalizzati alla qualificazione delle competenze e delle figure professionali operanti in tale area. Il progetto, che vede coinvolte la Provincia Autonoma di Bolzano (capofila) e le Regioni Campania, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana e Umbria, è stato sostenuto in tutte le sue fasi da “Tecnostruttura delle Regioni per il Fondo Sociale Europeo”.
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Mediatori interculturali e operatori di pace: manca una legge organica
Da Bolzano le proposte per definirne le professionalità tra competenze di base, specifiche per area di intervento, ambiti e tendenze occupazionali
ROMA – Non esiste, allo stato attuale, una legge organica specificamente diretta a definire il Mediatore interculturale come figura professionale, né vi è una legge che faccia riferimento espresso all’Operatore di pace, per il quale manca ancora una definizione unica e riconosciuta, a livello nazionale e internazionale.
Ipotesi di profilo su queste due professionalità sono oggi al centro del convegno ospitato a Bolzano per presentare i risultati di una ricerca interregionale nata dalla firma di un protocollo d’intesa tra la Provincia Autonoma di Bolzano (capofila) e le Regioni Campania, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana e Umbria per la realizzazione del progetto “Area umanitaria – Operatori di pace e Mediatori interculturali”.
I dati raccolti dalla ricerca hanno permesso di delineare ipotesi di profilo per mediatori interculturale e operatori di pace.
Operatore di pace – La ricerca si è soffermata sulle esperienze degli operatori di pace in ambito internazionale. E’ stato rilevato che questa figura professionale è presente in ambiti non solo strettamente connessi alla situazioni di conflitto e di interventi di prevenzione, riduzione e limitazione della violenza, ma anche negli ambiti operativi della cooperazione allo sviluppo e degli aiuti umanitari, sempre più coinvolti in operazioni di promozione e costruzione della pace, gestione delle crisi, degli aiuti umanitari e delle emergenze, ricostruzione post bellica, riabilitazione. Ma con quali competenze? Poiché questi professionisti intervengono là dove la comunicazione e la relazione tra le persone è rotta, interrotta o in difficoltà, là dove si aggravano i problemi del vivere quotidiano ed emergono conflitti non risolvibili senza l’intervento di terzi, le prime competenze sono di ordine relazionali: attitudine all’ascolto, alla comunicative e alle relazioni empatiche. Servono, poi, un alto livello di consapevolezza personale, una stabilità emotiva e, naturalmente, competenze tecnico operative nella prevenzione e trasformazione dei conflitti. Accanto a queste, l’operatore di pace internazionale deve possedere competenze linguistiche: non si fa riferimento alla conoscenza di lingue e/o idiomi locali (la cui conoscenza è a volte definita come titolo preferenziale per l’assunzione) quanto alla conoscenza di almeno una lingua internazionalmente. Acquisite le competenze, dove spenderle? Sia che si tratti di operatori che si spendono sul campo, sia chi è impegnato sul fronte progettuale, coordinamento, valutazione, gestione e programmazione degli interventi, la ricerca ha individuato 5 macroaree d’intervento: promozione dei processi di pace e trasformazione dei conflitti; peacekeeping civile; diritti umani; lavoro di pace cooperazione internazionale allo sviluppo; il lavoro di pace nella gestione degli aiuti umanitari e delle emergenze. A partire da queste 5 macroaree il report propone un profilo di base, trasversale a tutti gli ambiti (sia in funzione preventiva che riabilitativa) e poi, per ogni ambito, una specializzazione. Sul fronte delle occupazioni, infine, possibili spazi si aprono nel mondo della cooperazione governativa e non governativa, in associazioni, enti locali, Ong estere impegnate nel peacebuilding e organizzazioni internazionali come le nazioni Unite, l’Ocse e l’Ue. quella che si spende nell’operatività sul terreno e quella che impiega l’operatore
Mediatore interculturale – La proposta di profilo professionale, riguarda la specifica figura del mediatore immigrato, un professionista che opera in contesti ad alta densità d’immigrazione, conosce i codici linguistici e culturali della popolazione migrante di riferimento ed ha il compito di: facilitare la comunicazione in profondità tra nativi, operatori, agenzie, istituzioni e migranti; offrire consulenza agli immigrati, alle loro le famiglie e alle associazioni per aiutarli a muoversi autonomamente nella nuova realtà sociale. Tra le conoscenze di base, indispensabili all’esercizio della professione: padronanza della lingua madre e dei codici culturali sottesi del gruppo immigrato di riferimento; ottima conoscenza della lingua italiana; competenze relazionali, comunicative; buona conoscenza dell’organizzazione sociale e istituzionale italiana. Accanto a queste, il mediatore interculturale, deve possedere conoscenze specialistiche sui settori in cui opera. Tre i livelli delle competenze: di base (conoscenze e abilità adatte a qualsiasi contesto); di specializzazione (negli specifici ambiti d’intervento); di aggiornamento (competenze ulteriori rispetto a quelle acquisite nei singoli contesti operativi). Tre le aree di competenza specialistica, quella socio-educativo-culturale (scuole, servizi sociali, comunità di accoglienza) e quella sanitaria (ospedali, consultori, ambulatori, pronto soccorso); poi, pubblica sicurezza (questura, carcere, prefettura, tribunale), perfezionamento linguistico e metodologia del lavoro di strada.
Propedeutica alla realizzazione del progetto, una ricerca interregionale bandita nel 2005 per una sistematica ricognizione delle esperienze formative effettuate nelle singole Regioni/Province coinvolte nel progetto, nonché per la definizione dei profili professionali dell’Operatore di pace e del Mediatore interculturale, del contesto normativo di riferimento e dei possibili sbocchi occupazionali. I risultati di quella ricerca – sviluppata dal Csdc insieme a Cirpac (Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l’analisi e la mediazione dei conflitti di Firenze), Fondazione Alexander Langer, Università di Firenze, Università di Siena, Università degli Studi di Napoli “l’Orientale” e associazione Fields – saranno presentati il 28 settembre a Bolzano, presso l’Auditorium Lucio Battisti, in via Santa Geltrude 3, dalle 9 alle 19. Una giornata intera di convegno suddivisa in tre sessioni per parlare, prima, di “Profili professionali, percorsi formativi e prospettive occupazionali” e per presentare “contesti normativi regionali, nazionali e internazionali”; poi, in seconda sessione, interventi su “mediazione nei conflitti internazionali” e, in terza sessione, sul “ruolo dei civili e militari nelle missioni internazionali di pace”.
Oltre che occasione per presentare i risultati della ricerca, il convegno di Bolzano – sottolineano gli organizzatori – rappresenta anche un primo passo verso la creazione di un network interessato alla diffusione degli standard formativi minimi, alla loro validazione omogenea e al riconoscimento giuridico dei titoli rilasciati in sede nazionale e internazionale.
www.redattoresociale.it
2186-professioni-umanitarie-a-bolzano-il-convegno-su-operatori-di-pace-e-mediatori-interculturali
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2006-1
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