3142 INAS: Più attenzione per le politiche giovanili in sede UE

20070424 17:54:00 redazione-IT

Occhio più attento dell’Ue per le politiche giovanili: nel segno della mobilità e dell’integrazione

Anche se lo sembra, non è una macro-cifra, quella di 885 milioni di euro che l’Unione europea destina per gli “under 30”. E non lo è in rapporto ai grandi numeri del disagio giovanile; alla complessità e urgenza delle problematiche aperte; e per l’arco temporale (2007-2013) in cui sarà impegnato lo stanziamento. Ma che si tratti di un atto di politica sociale di innovativo rilievo, questo dobbiamo dirlo. E ciò anche per la qualità dei cinque “progetti di azione” messi in campo.

Anche se lo sembra, non è una macro-cifra, quella di 885 milioni di euro che l’Unione europea destina per gli “under 30”. E non lo è in rapporto ai grandi numeri del disagio giovanile; alla complessità e urgenza delle problematiche aperte; e per l’arco temporale (2007-2013) in cui sarà impegnato lo stanziamento. Ma che si tratti di un atto di politica sociale di innovativo rilievo, questo dobbiamo dirlo. E ciò anche per la qualità dei cinque “progetti di azione” messi in campo.
Si parte intanto con 3 milioni scarsi. Ma l’ordito generale è davvero vasto. Le cinque “azioni” da sviluppare cominceranno col programma “Gioventù per l’Europa” che mira a sostenere gli scambi, la mobilità dei giovani e la loro partecipazione alla vita pubblica. Si prosegue con il progetto di “Servizio volontario europeo” finalizzato alla solidarietà e all’impegno nell’associazionismo; poi con “Gioventù per il mondo” per progetti con stati extra-U.E.; con “Animatori socioeducativi e sistemi di appoggio” per migliorare la qualità e l’efficacia degli organismi attivi a livello europeo nel settore; infine con il “Sostegno alla cooperazione politica”, con l’occhio alla continuità del confronto tra i giovani e i responsabili delle politiche del settore nei diversi paesi e nelle agenzie internazionali preposte all’approfondimento delle tematiche del mondo giovanile.
Si tratta, come si vede, di uno scenario spalancato nel quale si vogliono tracciare linee di azione un po’ più concrete e decifrabili di quanto l’Unione non abbia potuto fare sinora. E anche in questo c’è una soggettualità in crescita della “patria europea” o almeno del senso di cittadinanza comune che essa proietta e rende percepibile, innanzi tutto alle generazioni chiamate a vivere nel contesto continentale e mondiale al quale stanno lavorando le forze sociali e le intelligenze politiche più illuminate del nostro tempo. Uno scenario nel quale la nostra organizzazione sindacale e di patrocinio si trova a suo agio e per qualche verso (in particolare per quanto ci concerne come Inas) con qualche “sogno nel cassetto”: progetti in fase di avanzata ideazione e confrontati con le nostre sedi all’estero, rivolti a sostenere e affiancare le ragazze e i ragazzi che vogliono “vivere il mondo” o che già lo vivono ma hanno bisogno (anche ai livelli più alti dell’emigrazione dei cervelli professionali, tecnologici, scientifici e culturali) di punti di riferimento informativi e pratici di tutta affidabilità. Se sono rose….Intanto noi dell’Inas ci attrezziamo!
Ma ad attrezzarsi nell’era della globalizzazione, della mobilità e dell’integrazione, pur tra mille contraddizioni (la metà delle quali, oggettivamente inevitabili) è un po’ tutto il nostro paese e non solo le forze sociali più sensibili che anche noi rappresentiamo. La “rivolta dei cinesi” di Milano fa notizia ma dà un’immagine molto parziale della situazione così come la danno gli episodi, anche gravi, delle sacche di degrado o di delinquenza o comunque di penosa emarginazione che si accompagnano storicamente ai fenomeni migratori di massa di ogni tempo e latitudine. Fanno meno notizia i 250 mila stranieri neo-italiani iscritti alla Cisl (un trend che viaggia al +20 per cento /anno).
Fanno meno notizia i delegati di azienda (ma anche i dirigenti di strutture sindacali) giovani donne lavoratrici e lavoratori eletti a rappresentare pure i colleghi italiani, in molte situazioni. Fanno meno notizia le nuove regole, già in vigore da un paio di settimane, che semplificano e snelliscono le norme per la libera circolazione dei comunitari-Ue nel nostro paese (naturalmente si tratta della recezione di direttive che valgono reciprocamente in tutti gli stati dell’Unione). E non fa rumore, come ricorda il proverbio, la foresta che cresce: l’Italia dei giovani stranieri che, grazie ai ricongiungimenti familiari, vede salire la quota dei giovani minorenni (+21,2 per cento, quintuplicati nel decennio) 500 mila nelle nostre aule: un segnale di gagliarda integrazione. E chi avrebbe scommesso, qualche anno fa, che la società italiana sarebbe stata in grado di assorbire 2,8 milioni di immigrati (di cui 2 milioni sono lavoratori attivi)?
Naturalmente noi dell’Inas, più che chiunque altro, siamo in grado di misurare quotidianamente tutto lo stress al quale vengono sottoposte le strutture sociali e quelle del welfare in primo luogo, sotto l’onda d’urto delle migrazioni. Ma intanto la barca va. E se a concertare la rotta collettiva c’è anche il movimento organizzato dei lavoratori, la barca può anche correre!

 

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EmiNews 2007

 

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