n°25– 28/O6/2025 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI

01 – Associazione Schierarsi*: NUOVO CRIMINE ISRAELIANO, Droghe nei sacchi di farina: il nuovo crimine israeliano a Gaza.
02 -EUROPA: IL VERTICE DELLE DIVISIONI – I 27 divisi al Consiglio europeo: no al debito comune per finanziare l’aumento delle spese per la difesa, sì a un accordo con Trump sui dazi e nessuna sanzione a Israele.
03 – Giovanna Branca*: Ci sveglieremo in un «mondo nuovo», in preda al caos – Il “mondo nuovo” americano La Corte suprema ha giurisdizione su quali casi accettare: perché ha deciso di politicizzare il tema delle ingiunzioni giudiziarie inserendolo nel contesto dello ius soli?
04 – Eliana Riva*: Un viaggio negli abissi dello sterminio in atto a Gaza – Terra rimossa Nell’inchiesta choc di Haaretz la testimonianza dei soldati israeliani: «uccidere civili innocenti è la norma»
05 – RINGRAZIAMO TRUMP E NETANYAHU. Il parlamento iraniano ha concordato la chiusura dello Stretto di Hormuz, che collega il Golfo Persico al Mar Arabico.
06 – Xi Jinping:”Il mondo può continuare ad andare avanti senza gli Stati Uniti. Il mondo può vivere senza gli Stati Uniti.
07 – Il MONDO ALLA ROVESCIA. Usa. (*)
a – I bombardamenti degli Stati Uniti dal 1945 ad oggi
b – Trump e il cessate il fuoco: annunci, accuse e smentite

 

 


01 – Associazione Schierarsi. NUOVO CRIMINE ISRAELIANO, Droghe nei sacchi di farina: il nuovo crimine israeliano a Gaza. Tra gli “aiuti umanitari”, un oppioide pericoloso: Oxycodone mischiato alla farina. Non bastano le bombe: ora la fame viene usata per diffondere dipendenza e distruzione sociale
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Secondo l’Ufficio Stampa del governo di Gaza, pillole di Oxycodone, un potente oppioide simile alla morfina, sarebbero state trovate all’interno di sacchi di farina distribuiti come aiuti ai palestinesi affamati dalla Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Stati Uniti e gestita militarmente da Israele.
Le denunce parlano di una possibile contaminazione deliberata, con gravi rischi per la salute pubblica, con l’intento di trasformare l’emergenza umanitaria in un’arma di distruzione sociale.
Se L’ennesimo crimine israeliano contro l’umanità.
È necessario continuare a denunciare quello che sta succedendo a Gaza e in Cisgiordania.
Vi aspettiamo oggi, sabato 28 giugno 2025 a Roma in Piazza di Porta San Paolo, dalle 15:30 per dire forte e chiaro “Non in mio nome”. Ci saranno ospiti e artisti che hanno deciso di prendere posizione e di denunciare.
*(Schierarsi è un’associazione culturale. Nasce con l’obiettivo di coinvolgere gruppi di cittadini nella costruzione di proposte e progetti per la collettività. Il nome dell’associazione non è stato scelto a caso: viviamo in un periodo storico di grande conformismo ed è giunto il momento di assumere posizioni chiare su temi nazionali e globali. Parole come sostenibilità, pace, autodeterminazione dei popoli e lotta alla criminalità organizzata rappresentano il cuore delle azioni in cui è impegnata l’Associazione Schierarsi.)

 

02 -EUROPA: IL VERTICE DELLE DIVISIONI – I 27 divisi al Consiglio europeo: no al debito comune per finanziare l’aumento delle spese per la difesa, sì a un accordo con Trump sui dazi e nessuna sanzione a Israele.(*)
Dopo un G7 traballante e un vertice Nato in cui hanno ceduto alle pressioni di Donald Trump sull’aumento al 5% delle spese per la Difesa, gli Europei si sono divisi anche al Consiglio che conclude un mese di incontri cruciali per il futuro del Vecchio Continente. Una due giorni durante i quali i 27 si sono spaccati su quasi tutto, dall’Ucraina a Gaza e dalla difesa ai dazi. Su questi ultimi, Francia e Germania sono su posizioni opposte: il cancelliere tedesco Friedrich Merz, sostenuto dalla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, ha espresso sostegno per una soluzione “più veloce e più semplice” anche se più favorevole a Washington. Parigi, al contrario, aveva invitato l’esecutivo comunitario ad adottare “un approccio più assertivo”, in particolare nei confronti dei servizi americani. Alla fine, per non indisporre il presidente americano, ha prevalso la linea conciliante: “Abbiamo ricevuto la controproposta” degli Usa, ha detto Ursula von der Leyen, “la stiamo valutando e siamo pronti per un accordo. Allo stesso tempo, ci stiamo preparando all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente. Tutte le opzioni sono sul tavolo”. Alla fine, secondo Reuters, gli europei sarebbero sempre più rassegnati ad accettare dazi del 10%, in linea con le condizioni applicate a Londra. Intanto, da Washington, Trump apre sulle tempistiche: “Se avete bisogno ancora di tempo, è possibile pensare alla proroga della sospensione” delle tariffe sulle merci importate dall’Europa”, ha dichiarato nelle ultime ore. “Forse — ha confermato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt — la scadenza del 9 luglio potrebbe essere prorogata, ma è una decisione che spetta al presidente.
(NdR)

 

03 – Giovanna Branca*: CI SVEGLIEREMO IN UN «MONDO NUOVO», IN PREDA AL CAOS – IL “MONDO NUOVO” AMERICANO LA CORTE SUPREMA HA GIURISDIZIONE SU QUALI CASI ACCETTARE: PERCHÉ HA DECISO DI POLITICIZZARE IL TEMA DELLE INGIUNZIONI GIUDIZIARIE INSERENDOLO NEL CONTESTO DELLO IUS SOLI?

Raquel Aldana è docente di diritto dell’immigrazione alla University of California Davis. L’abbiamo raggiunta al telefono per discutere la sentenza della Corte suprema in Trump v. CASA: la sua voce, brevemente, si incrina quando parla del «nuovo mondo» in cui gli Stati uniti si sveglieranno fra 30 giorni, quando verrà sollevata l’ingiunzione che blocca l’ordine esecutivo del presidente.

CI SPIEGA L’ENTITÀ E LA PORTATA DI QUESTA SENTENZA?
La questione delle ingiunzioni legali con effetto su tutto il territorio nazionale (nationwide injunctions) è in discussione da tempo, sia a destra che a sinistra. È sempre stata controversa, perché riguarda l’entità del potere che i giudici delle corti inferiori possono esercitare. È motivo di preoccupazione il fatto che abbiano troppo potere. A essere profondamente problematico, in questo caso, è il perché la Corte suprema abbia voluto occuparsene nel contesto di un diritto costituzionale, e ancor più significativamente di un diritto come la birtright citizenship. C’è ampio consenso sul fatto che l’ordine esecutivo di Trump sia illegale e incostituzionale. La Corte suprema negli Usa ha giurisdizione su quali casi accettare: perché ha deciso di politicizzare il tema delle ingiunzioni giudiziarie inserendolo nel contesto dello ius soli, e di far confluire due casi così importanti in uno solo? Restava la speranza che la Corte emanasse una sentenza più sfumata, esprimendosi sulle nationwide injunctions, ma ritagliando delle eccezioni in cui sono consentite per casi fuori dall’ordinario, come quelli che riguardano diritti costituzionali fondamentali. E il giudice Kavanaugh (nella sua opinione concordante, ndr) sembra andare in quella direzione, creando un ristretto margine di possibilità per queste ingiunzioni: nel caso di class action, o di nuove regole amministrative. Ma non per diritti costituzionali fondamentali. Quindi potrebbe darsi, e spero di sbagliarmi, che la Corte stia segnalando di non vedere lo ius soli come tale. Il caso non entra nel merito della questione, del 14esimo emendamento, ma segnala qualcosa: forse non possiamo essere certi al 100% del fatto che i giudici lo considerino un diritto fondamentale.

SIAMO IN UN LIMBO LEGALE PER QUANTO RIGUARDA IL 14ESIMO EMENDAMENTO?
La sentenza crea il caos, anche se la sospensione dell’ingiunzione entrerà in vigore tra 30 giorni. Credo che nel frattempo ai 22 stati che avevano fatto causa contro l’ordine di Trump se ne saranno aggiunti altri, magari attraverso delle class action. Ma non credo che tutti e 50 gli stati lo faranno. Quindi allo scadere del mese ci troveremo in un nuovo mondo, un mondo molto strano, in cui se si è o meno dei cittadini americani dipenderà dallo stato in cui si è nati. Oltretutto – faccio un esempio – non è semplice andare a partorire in California se si vive in Texas. Ci sono implicazioni assicurative, economiche. Alle volte i parti possono avvenire in situazioni di emergenza… Credo ci siano dei paralleli con la situazione che si è venuta a creare con la sentenza sull’aborto. Con le persone obbligate a prendere delle scelte a volte insostenibili sulla propria salute in base alla presenza o assenza di diritti di stato in stato. Eppure, anche se non voglio fare una gerarchia dei diritti, lo ius soli è diverso, perché è un principio solidamente acquisito negli Stati uniti, fin dall’’800, dalla ratifica del 14esimo emendamento e dalla sentenza Wong Kim Ark dopo la quale non è mai stato contestato. Mentre l’aborto (dopo essere stato sancito da Roe v. Wade nel 1973, ndr) continuava a venire dibattuto nelle corti, a venire eroso progressivamente. Questo non è mai accaduto alla birthright citizenship fino all’ordine esecutivo di Trump. Ciò che la Corte ha fatto è estremamente dannoso, e i giudici non dovrebbero nascondersi dietro la facciata di aver “semplicemente” deciso una questione che riguarda il potere giudiziario. Bisogna conoscere la legge per smascherarli, e affermare che non era questo il contesto per decidere quella questione. Sono loro ad aver deciso di farlo, proprio per creare questo caos e avvantaggiare l’agenda di Trump.

PENSA CHE LA CORTE DECIDERÀ DI ESPRIMERSI ANCHE NEL MERITO DELLO IUS SOLI?
Mi piacerebbe poter dire di si, ma comincio ad avere dei dubbi perché non sono più sicura al 100% di cosa deciderebbero. Di certo non voglio che affrontino il tema se non sono pronti a ripristinare i diritti garantiti dalla Costituzione. D’altro canto se non tornano sul merito della questione a noi non resterà che vivere in questo panorama del tutto anomalo. È un tema che va al cuore stesso della nostra identità come nazione. Quindi se non viene risolto resteremo in questo scenario di tanti stati sovrani che prendono decisioni diverse in merito a diritti sanciti dalla Carta fondamentale. E chi farà appello? Non gli stati dove la questione verrà risolta e lo ius soli riaffermato. Questo dà il potere al governo federale di decidere se vuole lasciare il Paese in questo stato di caos. Uno dei pericoli è che la decisione nel merito non torni neanche davanti alla Corte.

CHE SCENARIO SI APRE ADESSO PER I BAMBINI NATI NEGLI STATI UNITI?
Credo che la maggioranza dei cittadini americani non comprenda che questa decisione sconvolge anche le loro vite, perché ora per provare la cittadinanza non basterà più il certificato di nascita, come è stato fino a oggi. Io stessa ho avuto un figlio negli Usa, il processo è estremamente semplice. Se ne occupa direttamente l’ospedale, attraverso le amministrazioni locali. Ora servirà un processo ulteriore, una prova di cittadinanza da parte del genitore, che dovrà produrre il proprio certificato di nascita, e poi probabilmente dotare subito il figlio di un passaporto americano – un processo non più a livello locale ma federale. Un processo burocratico costoso e ingarbugliato. Non mi fido di questo governo – inoltre mi chiedo se il dipartimento deputato a rilasciare i passaporti sia pronto a elaborare i milioni di nuove richieste che questa decisione produrrà.
*( Fonte: Il Manifesto – Giovanna Branca. Ha una consolidata esperienza in diritto ambientale nell’ambito di operazioni di bonifica di siti industriali, recupero di aree industriali dismesse)

 

04 – Eliana Riva*: UN VIAGGIO NEGLI ABISSI DELLO STERMINIO IN ATTO A GAZA – TERRA RIMOSSA NELL’INCHIESTA CHOC DI HAARETZ LA TESTIMONIANZA DEI SOLDATI ISRAELIANI: «UCCIDERE CIVILI INNOCENTI È LA NORMA»

«Gaza è un campo di sterminio. E sparare è la nostra forma di comunicazione». Il male è ancora una volta banale, l’orrore quotidiano si spiega come fosse una prassi da seguire, senza domande da porsi. L’inchiesta del quotidiano israeliano Haaretz ci guida negli abissi della disumanizzazione, calandoci tra le atrocità che subisce un popolo la cui esistenza, per i suoi aguzzini, non ha alcun tipo di valore.
I GIORNALISTI HANNO RACCOLTO le testimonianze di riservisti e generali israeliani che hanno partecipato alle stragi di civili palestinesi in fila per il cibo. È la conferma di ciò che ripetono da almeno un mese Onu, organizzazioni umanitarie, medici e testimoni: l’esercito spara sulla folla nei pressi dei centri di distribuzione della fondazione israelo-americana (Ghf). E lo fa anche se non esiste nessuna minaccia.
Non si tratta solo di guerra ma di qualcosa che è radicato in profondità. «La mia più grande paura – ha spiegato un alto ufficiale – è che le sparatorie e i danni ai civili a Gaza non siano il risultato di una necessità operativa o di uno scarso giudizio, piuttosto il prodotto dell’ideologia che guida i comandanti sul campo, e che viene trasmessa alle truppe come piano operativo».
UN SOLDATO HA RACCONTATO che la sua missione nei pressi di un centro di distribuzione della Ghf si chiama «Operazione pesce salato». È il nome ebraico del gioco «Un, due, tre, stella!» Si spara a chi si muove, a chi esce dalla fila, a chi arriva troppo presto, a chi si attarda cercando qualcosa tra le scatole già svuotate. «La perdita della vita umana non significa nulla» ha detto un riservista. Un altro ufficiale d’altro grado ha dichiarato: «Questa cosa di uccidere persone innocenti è stata normalizzata. Ci è stato costantemente detto che non ci sono civili a Gaza, e a quanto pare quel messaggio è stato interiorizzato dalle truppe». Una volta a un riservista è stato ordinato di sparare un colpo di avvertimento. Le persone hanno cominciato ad allontanarsi ma dall’altro lato sparavano su chi fuggiva. Sono accerchiati e non possono disperdersi. «Sai che non è giusto. Senti che non è giusto. La verità è che la maggior parte delle persone non si ferma nemmeno a pensarci», ha detto un altro soldato ad Haaretz.

ESISTE PERÒ UN ASPETTO della vicenda che per i militari rappresenta un problema. È l’immagine di Israele: «Ciò che preoccupa tutti è che le operazioni a Gaza potrebbero danneggiare la nostra legittimità. L’aspetto morale è praticamente inesistente». E come se non bastasse, ci sono altri attori sul campo. Fonti militari dichiarano che alcune delle vittime nei pressi dei centri di distribuzione degli aiuti sono provocate dagli spari delle milizie di Abu Shabab. È il gruppo di mercenari ed ex contrabbandieri che Israele sostiene in contrapposizione ad Hamas.
Ma le stragi avvengono spesso anche a causa della presenza degli appaltatori privati che hanno il compito di demolire abitazioni e strutture. Ricevono 5.000 shekel (1.500 euro) per ogni casa distrutta. Qualsiasi luogo di Gaza diventa una potenziale miniera d’oro. I mezzi si muovono dappertutto e arrivano anche vicino ai punti di distribuzione o lungo i percorsi utilizzati dai camion umanitari.
«GLI APPALTATORI, che si comportano come sceriffi, demoliscono dove vogliono lungo l’intero fronte – ha raccontato un veterano – Stanno facendo una fortuna». Quando arrivano nelle aree dove ci sono i civili in attesa del cibo, le compagnie di sicurezza che li accompagnano si comportano come i soldati e sparano sulla folla. «Sono aree in cui ai civili è concessa la presenza – ha aggiunto l’ex soldato – siamo noi quelli che si sono avvicinati, e abbiamo deciso che ci hanno messo in pericolo. Quindi, affinché un appaltatore guadagni altri 5.000 shekel distruggendo una casa, è ritenuto accettabile uccidere le persone che cercano solo cibo».

549 PALESTINESI SONO STATI UCCISI NELLE ULTIME QUATTRO SETTIMANE MENTRE CERCAVANO DI ACCEDERE AGLI AIUTI UMANITARI. 4.066 SONO STATI FERITI. DALL’ALBA AL TRAMONTO DI IERI, 72 PERSONE SONO STATE UCCISE NELLA STRISCIA. Almeno otto sono morte nel bombardamento alla scuola Osama bin Zayed, nel nord di Gaza, che ospitava decine di famiglie sfollate. Le persone sono state avvolte dalle fiamme, bambini e adulti sono stati portati fuori come corpi carbonizzati. Bombe sono state sganciate sui campi e sulle tende dei profughi.
IERI TEL AVIV HA UCCISO il 50esimo medico della Mezzaluna rossa palestinese dal 7 ottobre 2023. Haitham Bassam Abu Issa era un infermiere ed è stato ammazzato mentre si trovava a lavoro. Così come Mohammed Hussein e Obada Abu Issa di 20 e 30 anni, operatori umanitari di Azione contro la fame. Uccisi da un bombardamento israeliano su una zona densamente popolata e non sotto ordine di evacuazione.
*(Eliana Riva – Collaboratrice – Rai – Radiotelevisione Italiana)

 

05 – RINGRAZIAMO TRUMP E NETANYAHU. IL PARLAMENTO IRANIANO HA CONCORDATO LA CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ , CHE COLLEGA IL GOLFO PERSICO AL MAR ARABICO.
Il 20% della produzione mondiale di petrolio e gas non può più passare, Europa in merda (nota mia, in sviluppo), si prevede in tempi rapidi un rincaro generalizzato dei prezzi, anche sopra il 100%. Quasi tutto il petrolio europeo arriva di là, aggira la penisola arabica e risale dal mar Rosso verso il canale di Suez e il Mediterraneo. Su questa scelta degli iraniani hanno sicuramente pesato anche i criminali sostegni offerti dalle Ue e dai suoi paesi alle politiche di sterminio del genocida Netanyahu. Noi italiani ci troveremo con un deficit di petrolio del 30% (più il gas), proprio in coincidenza di un ulteriore blocco del petrolio russo da parte delle intelligentone che governano l’Ue (van der Leyen, Kaja Kallas, Pina Picierno). Per il 18º pacchetto di sanzioni alla Russia, il Pd di Schlein e Picierno ha votato con Meloni e friends. Troppa grazia…
Due step burocratici ancora impediscono l’applicazione della legge appena approvata, il che non ha ieri impedito un ingorgo di superpetroliere in uscita verso l’Oceano Indiano e strani incendi a bordo di una di esse. L’ultima parola, con diritto di veto sulla legge, spetterà alla guida suprema, ayatollah Khamenei, 86enne, rinchiuso in un bunker causa minacce alla sua vita proferite dagli assassini d’Israele, molto attivi sull’intellighenzia iraniana negli ultimi 15 giorni, in cui hanno eliminato più di 250 fra militari, scienziati e religiosi con ruoli di responsabilità.

 

06 – Xi Jinping *: “IL MONDO PUÒ CONTINUARE AD ANDARE AVANTI SENZA GLI STATI UNITI. IL MONDO PUÒ VIVERE SENZA GLI STATI UNITI.

100 ANNI FA, l’Impero britannico dominava il commercio mondiale, controllando oltre il 20% delle ricchezze globali. Molti pensavano che il suo sole non sarebbe mai tramontato.
200 ANNI FA, la Francia era la padrona dell’Europa, i suoi eserciti erano temuti, la sua cultura invidiata. Napoleone si proclamava immortale.
400 ANNI FA, la corona spagnola regnava da Manila al Messico, le sue flotte cariche d’argento e di seta. I re pensavano che la loro gloria sarebbe durata per sempre.
OGNI IMPERO SI È PROCLAMATO INDISPENSABILE. MA, ALLA FINE, SONO STATI TUTTI ECLISSATI. Il potere si indebolisce, l’influenza si sposta e la legittimità svanisce non appena viene accettata invece che conquistata.
Se l’America perde il rispetto del mondo, scoprirà ciò che tutti gli imperi decaduti hanno imparato troppo tardi: il mondo è andato avanti. Sempre. ”
*( Xi Jinping è un politico cinese, segretario generale del Partito Comunista Cinese, presidente della Commissione militare centrale dal 2012 e presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 2013)

 

07 – Il MONDO ALLA ROVESCIA. Usa (*)
a – I bombardamenti degli Stati Uniti dal 1945 ad oggi
b – Trump e il cessate il fuoco: annunci, accuse e smentite
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a – L’Ambasciata cinese a Mosca, in Russia, ha pubblicato un elenco completo dei paesi bombardati dagli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questo comunicato è un duro promemoria della distruzione causata dalle azioni militari statunitensi a livello globale. L’elenco include, ma non si limita a:
1. Giappone: 6 e 9 agosto 1945 (bombardamenti atomici)
2. Corea e Cina: 1950-1953 (Guerra di Corea)
3. Guatemala: 1954, 1960, 1967-1969
4. Indonesia: 1958
5. Cuba: 1959-1961
6. Congo: 1964
7. Laos: 1964-1973
8. Vietnam: 1961-1973
9. Cambogia: 1969-1970
10. Grenada: 1983
11. Libano e Siria: 1983, 1984
12. Libia: 1986, 2011, 2015
13. El Salvador e Nicaragua: anni ’80
14. Iran: 1987
15. Panama: 1989
16. Iraq: 1991, 1991-2003, 2003-2015
17. Kuwait: 1991
18. Somalia: 1993, 2007-2008, 2011
19. Bosnia: 1994, 1995
20. Sudan: 1998
21. Afghanistan: 1998, 2001-2015
22. Jugoslavia: 1999
23. Yemen: 2002, 2009, 2011, 2024, 2025
24. Pakistan: 2007-2015
25. Siria: 2014-2015
26. Iran: 2025 giugno 20
In totale, quasi 30 paesi sono stati presi di mira.

b – TRUMP E IL CESSATE IL FUOCO: ANNUNCI, ACCUSE E SMENTITE . Il cessate il fuoco tra Israele e Iran annunciato da Trump (e subito violato) reggerà? Le mille incognite di un accordo cruciale per il Medio Oriente, proclamato sui social.

Ancora una volta Donald Trump sorprende tutti. Due giorni dopo aver invocato la caduta del regime di Teheran, il presidente ha annunciato un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Iran. “Israele e Iran sono venuti da me, quasi contemporaneamente, e mi hanno detto: pace” ha scritto il presidente su Truth poco prima dell’alba italiana. E ancora in un altro post, Trump ha elogiato “il talento e il coraggio dei nostri grandi piloti di B-2” e di tutti coloro che hanno contribuito con quel “colpo perfetto” ad arrivare all’accordo. Israele e Iran, ha spiegato Trump hanno raggiunto una tregua di dodici ore “in quella che chiameremo la guerra dei dodici giorni” al termine della quale il conflitto “sarà considerato concluso”.
Da paura Il messaggio del presidente americano si chiude con un “Dio benedica Israele, Dio benedica l’Iran, Dio benedica il Medio Oriente. Dio benedica gli Stati Uniti d’America e Dio benedica il mondo”.
Ma nonostante i toni trionfalistici il presidente Usa ha scoperto presto quanto volatili possano rivelarsi i cessate il fuoco in Medio Oriente. Mentre arrivavano notizie di lanci di razzi iraniani e nuove esplosioni a Teheran, ben dopo l’entrata in vigore della sospensione delle ostilità, il presidente ha pubblicato una serie di post sempre più rabbiosi sui social, e rivolto a Israele e Iran un avvertimento con toni accesi e persino parolacce dal prato sud della Casa Bianca, visibilmente frustrato per il protrarsi degli scontri. La sua reputazione di mediatore è infatti in gioco. La scommessa che le bombe americane sui siti nucleari iraniani avrebbero riportato la calma non sembra ancora aver portato i suoi frutti.

PERCHÉ TRUMP HA IMPOSTO IL CESSATE IL FUOCO?
Il presidente Trump ha corso un rischio inserendo gli Stati Uniti nel conflitto che sembrava sul punto di travolgere la regione, trascinando gli Usa nel baratro di un’ennesima guerra mediorientale. Ma se il cessate il fuoco dovesse reggere, trasformandosi in una pace, l’azzardo potrebbe svelare un grande successo strategico. Una dinamica simile si era verificata nel gennaio 2020, quando Trump – allora al suo primo mandato – aveva ordinato l’esecuzione mirata del leader delle Guardie Rivoluzionarie Qasem Soleimani a Baghdad. Allora, come ieri – con un attacco ‘telefonato’ per il quale Trump si è detto “grato” contro la base Usa di al Udeid in Qatar – Teheran rispose in modo proporzionato, lasciando intendere di non voler alimentare un’escalation con gli americani, e la crisi si congelò. Anche stavolta Trump ha colto l’occasione per fermare la guerra, affermando di aver parlato con i mediatori del Qatar e con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu per definire i dettagli del cessate il fuoco. L’annuncio ha riconciliato anche le due anime del partito repubblicano, quella tradizionale – incarnata ad esempio da Nikki Haley, rivale di Trump alle primarie del 2024, e dal suo ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton – che ha elogiato gli attacchi all’Iran, e quella Maga, inizialmente irritata per la svolta verso un cambio di regime, ma sollevata dopo l’annuncio del cessate il fuoco. “Grazie, presidente Trump, per aver perseguito la pace!” ha scritto l’impetuosa deputata della Georgia Marjorie Taylor Greene su X.

UN ACCORDO CHE NESSUNO CONOSCE?
È finito il tempo in cui gli accordi internazionali venivano redatti nero su bianco da funzionari e diplomatici esperti: come il recente accordo che ha posto fine ai combattimenti tra Pakistan e India, anche il cessate il fuoco imposto da Trump a Iran e Israele è stato annunciato sui social media.
Nessuno, se non le parti in causa ne conoscono i dettagli e le uniche informazioni disponibili provengono da ciò che il presidente americano ha scelto di condividere con i suoi milioni di follower. La descrizione che Trump ha fatto dell’intesa è semplice: entrambe le parti smettono di sparare e la guerra è finita.
Ma sappiamo che nelle ore precedenti all’annuncio si sono svolte intense discussioni tra Washington e Gerusalemme e tra il regime iraniano e il governo del Qatar, che ha di fatto svolto il ruolo di mediatore tra Teheran e la Casa Bianca.
• Il contenuto di queste conversazioni è cruciale, ma, per ora, rimane nascosto all’opinione pubblica.
• Quali promesse hanno fatto gli americani a Israele e i qatarioti all’Iran?
• L’Iran ha fatto concessioni relative al suo programma nucleare, o a ciò che ne rimane?
• Che fine hanno fatto le scorte di uranio arricchito al 60%? Israele ha ricevuto garanzie da Trump sul futuro?
Trump ha dichiarato nelle ore successive all’annuncio che il cessate il fuoco sarebbe durato “per sempre” e che Israele e Iran non si sarebbero mai più combattuti. A giudicare da quanto accaduto nelle ore immediatamente successive e finché non si sapranno i dettagli di quanto concordato, ci sono buone ragioni per essere scettici.
*(NdR)

 

 

 

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