MORDERE IL CIELO: Considerazioni sull’incontro con PAOLO CREPET a Brindisi

MORDERE IL CIELO: Considerazioni sull’incontro con PAOLO CREPET a Brindisi – Teatro Verdi, 25 marzo us

di Vittorio Stano
… Per me è stato come andare a “ritrovare” un amico che si spende da decenni a far capire a giovani & adulti i pericoli che stiamo correndo nel non dare la giusta rilevanza al disagio dilagante dei giovani.
Teatro Verdi pieno a metà. Un pubblico attento, apparentemente anestetizzato, di baby boomers, generazione Z, millenials. Nonni , padri e figli hanno seguito l’incontro con Paolo Crepet che con “Mordere il cielo” ha proposto una riflessione lucida e appassionata sul nostro tempo. Non è stata una lezione cattedratica. Lo psichiatra non ha verità da imporre. E’ entrato subito in tema con domande, osservazioni e pensieri nati dal desiderio di capire cosa stiamo perdendo. Con linguaggio semplice e diretto, lontano dai toni accademici, ha affrontato temi come la libertà, la felicità, le dipendenze, l’isolamento sociale, la sparizione delle emozioni.
Dalla compostezza silenziosa degli ascoltatori si percepiva il loro smarrimento bisognoso di capire e interpretare la realtà che li circonda.
Il disagio dilagante dei giovani nella nostra società è stato il tema centrale del suo “spettacolo” Mordere il cielo, una lectio sulle angosce e sulle ansie del presente.
Il rischio sempre più forte che stiamo correndo è quello di vivere un’età dell’indifferenza e dell’insensibilità che riguarda tutti, anche i più giovani, francamente cresciuti dalla peggiore generazione di adulti, o pseudo tali, della storia.
Questo è un giudizio durissimo, tagliente, molto pessimista ma veritiero: <<Sono gli stessi genitori che si sentono 11enni, e lo dimostrano le stupidità che pubblicano sulle varie piattaforme social. Come può questa gente educare un adolescente alla responsabilità e alla consapevolezza di sè?>>
Siamo di fronte a una società brutale, dove nessuno parla più di futuro. Le piattaforme digitali sono ampiamente responsabili del degrado sociale cui stiamo assistendo. Siamo tutti anestetizzati, anche gli intellettuali… e  non si rendono conto. Il solo fatto di ritrovarci  una società dove un 13enne ammazza una compagna dovrebbe far inorridire.
I social hanno fatto perdere il senso della realtà alla gente, che non sa più esprimere neanche il dissenso: <<Dove sono le persone che scendono in piazza dopo i femminicidi ?>> Anche loro sui social. Invece dovrebbero essere in piazza, ogni giorno, a manifestare per un motivo preciso.
Con Mordere il cielo Crepet osserva con preoccupazione il mondo d’oggi dominato da guerre, migrazioni e nuove emergenze che sembrano aver relegato le nostre emozioni ai margini, portando a una solitudine che accomuna giovani e adulti, vecchi e bambini.
In un’epoca di inaridimento sentimentale, il rischio di chiudersi nel bozzolo e di tenere a distanza i sentimenti è sempre più concreta e allarmante. Crepet non si è arreso, alza la voce ed esorta a ribellarsi, a disobbedire con intelligenza, a non rassegnarsi alla grigia normalità e a inseguire le proprie , uniche aspirazioni.
Nonostante le difficoltà , è ancora possibile vivere una vita piena, ricca e significativa, a patto di non spegnere la nostra luce interiore.
Mordere il cielo è un grido di speranza, un invito a riflettere e a rimanere emotivamente presenti, in un’epoca di crescente insensibilità.
La via d’uscita è vivere empaticamente . L’empatia può “guarire”, può prevenire la morte dei sentimenti. Quindi, sciogliendo il suo pessimismo, invitava i presenti a vivere empaticamente .
Aggiungo, a questo auspicio, il frutto della mia esperienza 40ennale di docente d’Italiano ed Educazione Interculturale nella scuola pubblica tedesca: <<Non si apre mente di studente se il docente non apre, prima, il suo cuore a loro>>. Seguo Crepet da oltre 2 decenni. I suoi libri mi hanno facilitato molto l’approccio con gli studenti basandolo sul dialogo, la capacità di comprendere e condividere i loro sentimenti e le loro emozioni. L’empatia guarisce e previene la morte dei sentimenti.
Infine, Crepet salutava il pubblico brindisino tra le note di “Gracias a la vida” dell’immensa Mercedes Sosa.
(VITTORIO STANO)

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