“It’s the money that counts” – On line Nuovo Paese marzo ’25, mensile di Filef Australia

It’s the money that counts

The recent spectacular public disagreement between the presidents of the US and Ukraine showed the naked self interest at play in foreign affairs which is often hidden or camouflaged.
Gone was the pretence that this was primarily about peace or good against evil or democracy against dictatorship.
It was fully fledged bartering as a belligerent President Donald Trump belittled a bewildered Ukraine President, Volodymyr Zelenskyy, who until this point had been led to believe that he was the bulwark of freedom for the West which backed him with military support and money.
Trump rightly pointed out that without that support Ukraine’s resistance to Russia’s war would have been short lived and the price for peace now was a return to US interests on the money outlayed.

Any Australian dismayed at Trump’s behaviour should remember the disgraceful spying by its government on one of the poorest nations, Timor-Leste, in 2004 while negotiating territorial borders, to gain a financial advantage.
Trump has unravelled the story that the Russia and Ukraine war was all about aggression and territorial ambition and it is to be seen how Zelenskyy and Europe will adjust to this changing narrative.
Australia too has the unenviable task of whether to stick to its professed support of Ukraine or continue its too often blind trust on American beneficence.

It is not enough that Australia recently made its first $797 million million  payment to the US under the AUKUS nuclear submarine program which is forecast to cost $268bn to $368bn.

Just over a week ago Australia’s $4.1 trillion pension fund industry was in the US with the message  “We’re ready to invest in America’s future.”
It would seem that Australia has no investment needs or prospects and that it too wants to make America great again.

 

E’ il denaro che conta

Il recente spettacolare disaccordo pubblico tra i presidenti degli Stati Uniti e dell’Ucraina ha mostrato il mero interesse personale in gioco negli affari esteri, spesso nascosto o camuffato.
È scomparsa la pretesa che si trattasse principalmente di pace, di bene contro il male, o di democrazia contro dittatura.
Si è trattato di un vero e proprio baratto, quando il bellicoso presidente Donald Trump ha sminuito lo sconcertato presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy, il quale fino a quel momento era stato portato a credere di essere il baluardo della libertà per l’Occidente, che lo ha sostenuto con sostegno militare e denaro.
Trump ha giustamente sottolineato che senza quel sostegno la resistenza dell’Ucraina alla guerra della Russia sarebbe stata di breve durata, e il prezzo per la pace ora consisterebbe in un ritorno agli interessi degli Stati Uniti sul denaro speso.

Qualsiasi australiano sgomento per il comportamento di Trump dovrebbe ricordare il vergognoso spionaggio da parte del suo governo nel 2004 ai danni di una delle nazioni più povere, Timor Est, mentre negoziava i confini territoriali, al fine di ottenere vantaggi finanziari.
Il presidente americano ha rivelato che la guerra tra Russia e Ucraina era tutta una questione di aggressione e ambizione territoriale, ed è da vedere come Zelenskyj e l’Europa si adatteranno a questa nuova narrativa.
Anche l’Australia ha il compito poco invidiabile di decidere se mantenere il suo dichiarato sostegno all’Ucraina o, come di consueto, continuare a riporre cieca fiducia nella benevolenza americana.

Non è sufficiente che l’Australia abbia recentemente effettuato il suo primo pagamento di 797 milioni di dollari agli Stati Uniti nell’ambito del programma per i sottomarini nucleari AUKUS, che si prevede costerà dai 268 ai 368 miliardi di dollari.

Poco più di una settimana fa il settore dei fondi pensione australiano da 4,1 trilioni di dollari era negli Stati Uniti con il messaggio “Siamo pronti a investire nel futuro dell’America”.
Sembrerebbe che l’Australia non abbia esigenze né prospettive di investimenti e che anch’essa voglia rendere di nuovo grande l’America.

 

FONTE: FILEF Adelaide/Nuovo Paese

 

 

 

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