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Intervista a Gianandrea Gaiani: “Gli ATACMS come sgambetto a Trump non faranno vincere Kiev”
di Michela A. G. Iaccarino (da Il Fatto Quotidiano, 20 Nov 2024)
Dopo la luce verde di Washington, Kiev ha ottenuto il permesso di usare missili a lungo raggio per colpire all’interno del territorio russo. Potrebbe essere una scelta politica, più che militare, spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, autore di L’ultima guerra contro l’Europa. Come e perché fra Russia, Ucraina e NATO le vittime designate siamo noi (Il Cerchio).
Come cambierà la guerra? Questo dibattito c’è già stato a settembre scorso e lo avevano già concluso definitivamente due fonti autorevoli – il portavoce del Consiglio di Sicurezza Kirby e il capo del Pentagono Austin –: hanno detto che l’uso degli ATACMS avrebbe provocato un’escalation con la Russia, non solo pericolosa, ma anche inutile. Il raggio d’azione dei missili non consente di colpire obiettivi strategici rilevanti: quelli strategici sono oltre i 300 chilometri. I russi gli ATACMS li conoscono: sono già stati usati contro obiettivi in Crimea e Donbass dove molti sono stati abbattuti. I danni che possono fare sono di impatto limitato. Sono gli stessi commentatori USA e vicini ai Dem oggi a dire chiaramente che questi armamenti non cambieranno l’andamento della guerra. È stata una decisione presa per un’operazione militare, ma che ha valenza politica: serve a sgambettare Trump, che la guerra la vuole chiudere. La squadra di Biden sta cercando a tutti i costi un’escalation che comprometta le possibilità del prossimo presidente di mettere fine al conflitto creando una situazione ancora più difficile con Mosca. Trovo emblematico che lo riconosca la CNN, che scrive: ‘Trump erediterà una guerra in cui la posta in gioco è appena diventata notevolmente più alta’.
Come reagirà Mosca? Queste certezze non le ha nessuno, ma credo che Putin abbia tutto l’interesse a rispondere in maniera limitata, dato che anche i danni sono stati limitati. La reazione russa sarà commisurata alle reazioni di Trump. Questa decisione l’ha presa un presidente uscente, con un’amministrazione scaduta pesantemente sconfitta alle urne. Non è solo un problema di sicurezza, ma anche di democrazia.
I rischi aumentano anche per l’UE. Putin ha firmato il decreto che aggiorna la dottrina nucleare russa. I russi, teoricamente – e sottolineo teoricamente – potrebbero colpire i paesi NATO, dove ci sono basi USA. Ma se Putin considera Trump in buona fede non cadrà nella trappola, anche se la risposta ci sarà: forse colpirà più duramente in Ucraina. Ma il grave rischio di escalation provocato dalla decisione di Washington sembra essere arrivato senza prima un confronto o consultazioni con gli alleati NATO: la guerra è qui, in Europa, e della decisione ha riferito un funzionario anonimo. C’è in gioco la sicurezza globale, ma non ho sentito nessun leader UE alzare la voce e chiedere spiegazioni. Non ci si muove così tra alleati.
Trump troverà un accordo di di pace? Putin ha reso noto che, per la pace, le sue richieste non sono cambiate: sono condizioni che Trump ha interesse a soddisfare con un accordo ragionevole. Si porterà a casa il successo, avrà più risorse da investire. Non chiuderà il contenzioso: lascerà a noi europei una nuova cortina di ferro, tensioni con la Russia. E un’Europa debole, divisa e che ha paura dei russi e continuerà a riarmarsi e allinearsi agli USA. Trump lascerà alla NATO i cocci da raccogliere: siamo comunque sconfitti.
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