2583 Gianluca Lodetti fa il punto sulle attività dell’Inas Cisl

20061219 14:13:00 webmaster

Per le nostre comunità all’estero:
Fra gli impegni futuri la nuova campagna Red, la preparazione della conferenza programmatica 2007 e lo sviluppo del patronato europeo

"Stiamo cercando un rapporto più forte con le comunità all’estero attraverso una collocazione più capillare sul territorio"

ROMA- Come ogni realtà migratoria anche quella delle nostre comunità all’estero è dinamica e in continuo cambiamento. Un’evoluzione differenziata e spesso animata da improvvise accelerazioni che sfugge alle indagini tradizionali e che può essere seguita solo attraverso una capillare analisi ripetuta nel tempo. Di contro però la nostra emigrazione evidenzia anche alcuni aspetti costanti che la caratterizzano e ne fanno emergere il comune senso di appartenenza. Un’impronta delle nostre comunità dove troviamo sia elementi positivi, come ad esempio profonde valenze culturali, forti tradizioni popolari e indiscusse capacità imprenditoriali, sia altri che lo sono meno come la crescente litigiosità tra fazioni e il progressivo allontanamento delle giovani generazioni. Due facce di una medesima medaglia che solo chi è costantemente sul campo al fianco delle nostre comunità all’estero può conoscere fino in fondo. Fra gli organismi preposti a questo scopo i patronati, grazie al loro radicamento sul territorio, sono sicuramente un punto di ascolto privilegiato. La loro attività rappresenta infatti una vera e propria cartina di tornasole delle esigenze e degli umori delle nostre comunità. Per questo motivo abbiamo rivolto alcune domande al consigliere del Cgie Gianluca Lodetti, responsabile del dipartimento emigrazione/immigrazione del patronato Inas Cisl.

Mancano ormai pochi giorni alla fine di un anno che ha visto il patronato molto impegnato sui vari fronti degli italiani all’estero. Se la sente di tracciare un primo bilancio dell’attività svolta dall’Inas-Cisl nel 2006?

L’Inas- Cisl ha sviluppato nel 2006 una grande mole di attività finalizzate alla ricerca di un rapporto più forte con le comunità all’estero. L’obiettivo che ci siamo posti, e che continueremo a portare avanti anche nel 2007, è quello di una nostra collocazione più capillare sul territorio dei grandi Paesi d’emigrazione. In questo senso ci siamo attivati, senza tralasciare l’apertura di nuovi uffici, per sviluppare la rete dei punti di recapito. Centri che apriamo periodicamente e che garantiscono assistenza alle comunità. In questo ambito abbiamo anche lavorato, al fine di migliorare i servizi per le nostre collettività nel mondo, per accrescere le capacità progettuali dei coordinatori Inas all’estero. Donne e uomini che ora sono impegnati a preparare il futuro del patronato nei vari Paesi d’emigrazione. Nella medesima ottica di miglioramento abbiamo inoltre organizzato nel mese di marzo un convegno sull’emigrazione. Un incontro, svoltosi a Roma, che ha permesso di definire le nostre linee giuda per il futuro e che è stato caratterizzato dalla presenza dei coordinatori all’estero, dei dirigenti dell’Inas e dai rappresentanti dei sindacati europei e delle maggiori istituzioni nazionali. Per cercare di essere più vicini alle comunità e dare maggiore visibilità alla nostra azione abbiamo poi organizzato, nel corso delle ultime visite della dirigenza Inas in Argentina, Uruguay Canada e Stati Uniti, delle manifestazione che hanno avuto un grande successo di pubblico e che ci hanno fatto capire quanto sia alta la capacità di mobilitazione delle comunità. Nel 2006 ci siamo mossi anche sul fronte dell’assistenza al cittadino europeo. Una strada che ci accingiamo a percorrere nella prospettiva di costruire un patronato veramente europeo. Una rete di servizi, da realizzare in collaborazione con le realtà sindacali degli altri Paesi che si occupano della tutela dei lavoratori e dei pensionati, che avrà il compito di assistere il cittadino, sia italiano che di altra nazionalità, nei vari aspetti della sua mobilità. Una scelta difficile, quest’ultima, che ci viene imposta dai repentini cambiamenti della realtà migratoria degli ultimi anni. Nel prossimo futuro il patronato europeo dovrà infatti far fronte alle esigenze della nuova mobilità, senza però dimenticare i particolari bisogni assistenziali della prima generazione. Situazioni di disagio che in un altro contesto, quello dei Paesi di residenza del continente sud americano, pongono a rischio la stessa sopravvivenza degli anziani. Un problema, il sostegno alle prime generazioni, che si presenta con connotazioni diverse anche in Paesi molto sviluppati. In Europa, in Canada, e negli Stati Uniti vi è, ad esempio, l’esigenza di migliorare qualitativamente l’assistenza agli anziani delle nostre comunità che vivono in solitudine e ai margini della società.

Fra le iniziative intraprese dal patronato nel corso di quest’anno vi è anche la collaborazione con l’Inps per la campagna Red. Cosa ci può dire dell’ultimo accertamento reddituale che si è concluso da pochi giorni?

Anche la recente campagna Red testimonia un ampliamento delle competenze e dei metodi con cui i patronati si stanno muovendo in questi ultimi anni. Questa operazione, che prevede l’invio telematico all’Inps dei modelli reddituali volti all’ottenimento delle prestazioni assistenziali, si è svolta per la prima volta nel 2003. Nella campagna di quest’anno l’Inas ha sviluppato, su un totale di 166.000 dichiarazioni rientrate all’Istituto previdenziale, circa 29.000 invii. Un ottimo risultato che è in linea con quelli ottenuti da tutti i patronati del Cepa. Bisogna però ricordare che nel 2006 la percentuale delle dichiarazioni rientrate all’Inps dall’estero è stata inferiore a quella della scorsa campagna e che di conseguenza anche il numero delle persone che si sono recate ai patronati per l’invio delle pratiche è leggermente calato. Le ragioni di tutto questo vanno probabilmente ricercate anche negli esiti dell’ultima campagna Red che ha portato alla decurtazione di varie posizioni previdenziali. Revisioni pensionistiche che hanno intimorito molte persone. Noi affronteremo con l’Inps la prossima campagna, prevista per i primi mesi del 2007, ma abbiamo chiesto all’Istituto previdenziale la piena disponibilità di tutti quei dati che i patronati dovranno sapere per dare informazioni esaustive agli utenti. Anziani, spesso in povertà, che si sono visti decurtare le pensioni senza sapere il perché. Noi vigileremo affinché l’Inps mantenga il suo impegno e fornisca tutti i dati, ma non siamo più disponibili a portare avanti campagne senza una corretta e dettagliata informazione.

Il contesto previdenziale degli italiani all’estero è stato scosso anche dalla temporanea abolizione della no- tax area. I patronati, loro malgrado, hanno dovuto vivere in prima linea questa difficile situazione. Come sono andate le cose?

Il decreto Bersani del luglio scorso aveva previsto anche per i pensionati residenti all’estero la cancellazione della no tax area. Secondo questa decisione tutti i nostri pensionati nel mondo, non residenti in Paesi che avevano stipulato con l’Italia convenzioni contro la doppia tassazione, avrebbero dovuto pagare le tasse anche su prestazioni previdenziali molto basse. Una disposizione ingiusta e sbagliata che in ottobre un decreto del Governo aveva cancellato. Nonostante questo però l’Inps, non avendo rilevato la decisione delle istituzioni, ha tassato le pensioni degli italiani all’estero, calcolando gli arretrati a partire dal 1° gennaio 2006. Ed è così che anziani con pensioni da 400 euro al mese si sono ritrovati improvvisamente con 20 o 30 euro. Uno sbaglio dell’amministrazione che ha portato intere famiglie italiane, soprattutto dell’Uruguay e dell’Argentina al tracollo finanziario.

Ma oltre a tenere alta la guardia sui possibili disguidi della gestione previdenziale per l’estero, come si prospetta l’azione futura del patronato nei suoi rapporti con gli utenti e le istituzioni?

Nei prossimi mesi noi saremo impegnati a portare avanti il percorso di avvicinamento alla conferenza programmatica dell’Inas che avrà luogo nel 2007. Un incontro che cercherà di delineare le prospettive future del nostro istituto dopo un aperto confronto fra tutte le esperienze della Cisl. Un mettersi all’ascolto della realtà esterna che l’Inas, al fine di divenire un patronato sempre meno autoreferenziale, porrà in essere anche all’estero attraverso specifici incontri, organizzati dai nostri coordinatori in loco, con la realtà dell’associazionismo e dei sindacati esteri. In vista dell’attivazione della convenzione fra i patronati ed il Ministero degli Affari Esteri per le attività di supporto alla rete diplomatico-consolare, un’intesa quasi in dirittura d’arrivo, cercheremo inoltre sia di ampliare la nostra presenza verso altri Paesi d’emigrazione, sia di potenziare i servizi dell’Inas. In questo ambito ci stiamo anche muovendo, nei confronti del Mae e del Ministero del Lavoro, per il riconoscimento fra le attività utili al finanziamento delle tante iniziative che già svolgiamo gratuitamente, come ad esempio la campagna Red. Tra le nuove attività strategiche del patronato voglio infine ricordare il nostro impegno per il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati, un’iniziativa già operativa, e per la creazione di un nuovo servizio informativo sul mercato del lavoro. Un’opportunità, rivolta in primo luogo ai giovani in patria e all’estero, che stiamo preparando in collaborazione con altre strutture specializzate in questo campo.

Dopo il rinnovo delle principali cariche direttive il Cgie dovrà ora interrogarsi sul suo ruolo futuro nello scenario della rappresentanza degli italiani nel mondo. Cosa pensa di questa sfida che coinvolge direttamente anche gli eletti all’estero?

Noi siamo lieti del fatto che il Cgie abbia finalmente riacquistato, dopo i noti ricorsi amministrativi, la propria funzionalità e pensiamo che il nuovo Segretario generale possa svolgere nei prossimi anni un ruolo importante. Riteniamo però che l’attuale Cgie rappresenti un momento di transizione verso un nuovo organismo, capace di mettere insieme la novità degli eletti all’estero e l’esigenza di rappresentare i veri bisogni delle nostre comunità. Una prerogativa, l’ascolto degli italiani nel mondo, che non può essere delegata alla sola rappresentanza politica. Siamo quindi per il mantenimento del Cgie che dovrà però rinnovarsi nella sua organizzazione per favorire un ampio dibattito. Una sintesi delle istanze delle collettività presenti nel Consiglio Generale che possa essere funzionale al lavoro degli eletti all’estero e dell’intero Parlamento. Noi crediamo infatti che le tematiche dei nostri connazionali debbano permeare l’intera politica italiana. Ma per far questo abbiamo bisogno di una cultura diversa nel Parlamento, nelle istituzioni, nell’amministrazione e nelle forze sociali. Credo inoltre che la presenza delle associazioni nel Cgie vada maggiormente valorizzata e rappresentata. Ma, attenzione, non dobbiamo dimenticare che le forme dell’associazionismo all’estero stanno vivendo un momento di crisi e vanno riviste. Mi rendo conto che stiamo parlando di contesti e situazioni molto variegate, ma è chiaro che una maggiore presenza dell’associazionismo nel Consiglio Generale non potrà essere disgiunta da una riflessione sulla realtà odierna di queste strutture.

(Goffredo Morgia-Inform/Eminotizie)

 

 

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