Delfina Licata: Nuova emigrazione non solo giovani, ma anche 50enni

foto IPP/zumapress Le Bourget, 19-06-2017 nella foto un aereo Boeing 737-MAX WARNING AVAILABLE ONLY FOR ITALIAN MARKET

Roma, 3 set. (askanews) – È di certo uno degli appuntamenti più seguiti e attesi in tutto il mondo degli italiani all’estero – scrive ‘Gente d’Italia’, ed è anche uno dei rari eventi in cui i dati e le problematiche di chi vive fuori dall’Italia, diventano materia di attenzione anche per i media nazionali, notoriamente poco sensibili nei confronti dell’emigrazione. Stiamo parlando del Rapporto Italiani nel Mondo, edito dalla Fondazione Migrantes, curato da Delfina Licata che racconta come è nata l’idea… ”Più che il come, è interessante raccontare il perché ben 14 anni fa la Chiesa italiana, nell’ambito dei suoi organi preposti allo studio e alla ricerca, ha accettato di dare l’avvio a un progetto editoriale dedicato all’emigrazione italiana.

Erano anni in cui le maggiori risorse venivano investite per l’immigrazione e ci fu chiesto di tentare di trovare nuove strade per sensibilizzare all’arrivo di persone provenienti da altri territori. C’è chi pensò che una via percorribile potesse essere quella della memoria, e quindi ricordare agli italiani quando ad emigrare erano loro. Fu un’idea vincente, non solo perché riuscì nell’intento, ma perché aprì un mondo sconosciuto a noi ricercatori per primi, in quanto scoprimmo che di mobilità italiana non sapevamo nulla, e all’Italia in generale perché si iniziò a raccontare la storia di un paese e di un popolo che praticamente nessuno conosceva e della quale non si percepiva l’esistenza. Da un volume che doveva nascere e morire nel 2006, il Rapporto Italiani nel Mondo è diventato un appuntamento fisso annuale’.

Ribadisco che è uno dei rari casi in cui una pubblicazione dedicata all’emigrazione, viene recensita e richiesta non solo dagli addetti ai lavori ma anche dai media nazionali: quali sono gli aspetti, i dati che maggiormente interessano?

‘Il nostro è un Paese strano perché è come se fosse ‘malato’ di numeri. Per tanti anni si è pensato, e probabilmente ancora oggi, che il RIM sia un volume di statistica. Il dato è stato ed è alla base della conoscenza, ma nel tempo la metodologia statistica è stata arricchita da metodologia qualitativa: interviste, storie di vita, apparato fotografico e iconografico, persino disegni e illustrazioni. È stato necessario vista la ricchezza del tema e del suo declinarsi davvero in mille diverse sfaccettature. Ed è proprio questa ricchezza che ne determina l’interesse: ognuno, rispetto al proprio ambito, sia esso pubblico o privato, appartenente a una istituzione o meno e quindi giornalisti, accademici, ricercatori, possono trovare cose interessanti per loro. Persino i musicisti, ad esempio, leggono il RIM, e il pubblico più vasto in generale, compresi gli stessi immigrati in Italia. C’è chi lo legge per conoscere la storia recente e l’attualità dell’Italia, c’è chi si informa dei dati e delle storie, c’è chi rintraccia i profili sociali, c’è chi è curioso di usi e costumi. Ogni lettore trova nelle pagine del RIM quello che cerca, nella maggior parte dei casi, o comunque resta affascinato dalla lettura di argomenti curiosi, accattivanti dei quali non aveva alcuna idea. Questo, almeno, è quanto mi ritorna da caporedattrice’.

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